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Processo d'appello da rifare per Roberto Rosso, l'ex assessore regionale e mister-preferenze di Fratelli d'Italia accusato di voto di scambio politico-mafioso nell'ambito dell'inchiesta sulla locale di 'ndrangheta di Carmagnola che aveva portato al suo arresto nel 2019, poco dopo le elezioni regionali. Nella serata di ieri, lunedì 3 febbraio 2025, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza che lo aveva condannato a quattro anni e quattro mesi di carcere con rinvio. Sarà quindi un nuovo giudizio a stabilire se il politico di Moncalieri, difeso dagli avvocati Giorgio Piazzese e Franco Coppi, sia colpevole o innocente.
La stessa corte ha annullato senza rinvio (ossia in sostanza ha assolto in via definitiva) l'imprenditore torinese Mario Burlò (difeso dagli avvocati Domenico Peila e Maurizio Basile), che era stato condannato a sette anni di carcere nei precedenti gradi di giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa detenuto per tre anni tra carcere e domiciliari, e per l'agente immobiliare nichelinese Ivan Corvino (difeso dall'avvocato Saverio Ventura), che è rimasto in carcere per cinque anni. A loro quasi certamente lo Stato dovrà pagare ingenti somme a titolo di risarcimento. Per ulteriori imputati, oltre che per Rosso, è stato disposto l'annullamento con rinvio a nuovo processo.
La linea difensiva di Rosso, sempre contestata dai magistrati che hanno sostenuto l'accusa, è stata di non sapere che le persone con cui aveva parlato nel corso della campagna elettorale, Onofrio Garcea e Domenico Viterbo (entrambi già condannati in via definitiva), trattando pacchetti di voti e pagando 7.900 euro a fronte di una promessa di 15mila, fossero esponenti delle 'ndrine locali. Adesso si riparte in pratica da zero, o meglio dalla condanna in primo grado. A pronunciarsi dovrà essere un nuovo collegio della corte d'appello di Torino.
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