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«Naturalmente, partiamo dal fatto che raggiungeremo tutti gli obiettivi dell'operazione militare speciale. Questo è generalmente il compito numero uno» dice Vladimir Putin, nel corso della conferenza stampa a San Pietroburgo. Usa la sua solita tecnica: da una parte apre ai negoziati, dice di essere pronto a dare il via libera al vertice in Slovacchia; dall’altra avverte che non è disposto a fare concessioni. Spiega: «La Russia vuole porre fine al conflitto in Ucraina, non vuole congelarlo». Sembra un’apertura, ma va anche detto che arriva come precisazione a una domanda dei giornalisti sui piani di Trump per congelare la guerra in Ucraina. Come dire: non parliamo di cessate il fuoco, la Russia vuole arrivare alla fine del conflitto, ma raggiungendo tutti gli obiettivi dell’operazione speciale. In realtà però c’è un passo concreto: Putin rivela che la Slovacchia è pronta ad ospitare i colloqui tra Russia e Ucraina per mettere fine alla guerra, e per Mosca va bene. Nei giorni scorsi il premier slovacco Robert Fico è stato ricevuto al Cremlino: «Si è parlato principalmente di un accordo di pace in Ucraina», conferma Putin. Ultimi due avvertimenti sul tavolo: «È impossibile firmare un nuovo accordo sul transito di gas in Ucraina, per quest'anno non c'è più tempo»; «Se necessario useremo i missili Orechnik, ma non abbiamo fretta». Infine, lo Zar rivela che nel 2021 Joe Biden gli offrì di posticipare di 10-15 anni l’entrata dell’Ucraina nella Nato.
Al di là delle parole, resta un conflitto che prosegue. In varie forme. Un cavo elettrico e due per le trasmissioni dati tra Finlandia ed Estonia tranciati mercoledì scorso nel Mar Baltico (ma si è saputo solo ieri) sono l’ultimo di una serie di episodi sospetti della “guerra ibrida” in cui i russi sono maestri, uno stillicidio di presunti sabotaggi che si aggiungono agli attentati incendiari dal Regno Unito alla Spagna, a incidenti lungo le linee ferroviarie dalla Germania alla Francia, al continuo disturbo dei sistemi di navigazione degli aerei anche civili nei Paesi proxy dell’Ue e nei territori di confine tra Russia e Ucraina, come si è riscontrato anche nell’incidente all’aereo azero precipitato l’altroieri dopo un cambio di rotta per nebbia a Grozny e abbattuto dalla contraerea di Mosca. La Nato si è attivata: «Pronti a dare il nostro supporto», dice il segretario generale Mark Rutte.
LE INDAGINI
Per l’ultima rottura dei cavi, polizia e doganieri finlandesi sono saliti a bordo di una petroliera battente bandiera delle Isole Cook, che le autorità marittime pensano sia una delle circa 600 navi dell’agguerrita “flotta fantasma” creata dai russi per aggirare le sanzioni occidentali: navi-cisterna, su cui il Cremlino avrebbe investito, stando ai calcoli di Kiev, fino a 10 miliardi di euro. La nave nel mirino è la “Eagle S”, sequestrata in acque finlandesi. Le imbarcazioni della flotta invisibile battono spesso bandiere di Paesi improbabili, come il piccolo regno africano di eSwatini (tra Sudafrica e Mozambico), che neanche ha accesso al mare. Il cavo Estlink-2 danneggiato la scorsa settimana era tra quelli che portano elettricità dalla Finlandia all’Estonia via Baltico. Altri incidenti importanti hanno riguardato i gasdotti sottomarini Nord Stream, fin dal 2022 (le responsabilità sono ancora da stabilire), e altri cavi, in particolare tedeschi. Un gran movimento di navi dalle proprietà misteriose si concentra attorno all’isola di Gotland, sempre nel Baltico, strategica per il controllo del traffico aereo e marittimo.
A novembre, i sabotaggi hanno colpito cavi sotto il mare tra Finlandia e Germania, e tra Lituania e Svezia. A volte sono azioni di cui si viene a sapere quasi per caso, in convegni militari, e che gli Stati europei non hanno interesse a pubblicizzare. La guerra ibrida, quella che si combatte con mezzi diversi dalle armi tradizionali, fa dire nelle cancellerie e nel chiuso dei circoli diplomatici o di analisti dei Think Tank che la guerra tra Russia e Occidente è già in corso. La contrammiraglia a capo delle operazioni della Marina svedese, Ewa Skoog Haslum, ha detto che su queste navi, che dovrebbero essere semplici mercantili, sono spesso montate attrezzature elettroniche anche sofisticate. «Abbiamo la sensazione che qualcosa di importante si stia muovendo nei mari, e che gli obiettivi reali siano attività diverse da quelle commerciali, potrebbero essere parte delle iniziative ibride nel Mar Baltico».
LA STRATEGIA
Rientra in questo tipo di conflitto quello di agenti ucraini in Russia (e russi in Ucraina). Proprio ieri, in Russia sono stati arrestati 4 sospetti di un possibile complotto per assassinare alti ufficiali di Mosca, dopo l’uccisione del generale Igor Kirillov responsabile delle Forze russe di difesa chimica e batteriologica. Il servizio federale di sicurezza FSB, erede del KGB, accusa i 4 cittadini russi di connessioni con i servizi segreti militari di Kiev.
Non sarebbe la prima volta che 007 ucraini, anche utilizzando cittadini di altra nazionalità della grande Federazione russa, cercano di colpire figure di rilievo della Difesa. Così come esponenti del nazionalismo panrusso come la figlia del filosofo Dugin, o blogger militari impegnati nell’osservazione del fronte. Allo stesso tempo, accanto alle basi militari americane e Nato in Europa è sempre più stretta la sorveglianza contro il sorvolo di droni spia. Per non parlare degli attacchi hacker a istituzioni e grandi aziende europee e americane e all’attività informatica e social (ma anche corruttiva) per interferire nelle elezioni come in Romania, dove l’ultima tornata elettorale dovrà essere ripetuta proprio per il sospetto di pesanti turbative dovute a compravendita di voti e all’attivismo di profili fake su TikTok e Telegram.