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Il ritorno al blocco sovietico con una singola asciutta e seccata comunicazione: la Russia non trasmetterà le Olimpiadi. Ed è subito 1984, l’ultima volta in cui è successo.
Quando le gare erano a Los Angeles, l’Urss boicottava, ancora c’era il muro, il mondo era diviso in due senza streaming, pay tv, linee di connessione a pagamento per simulare la ricezione da un altro Paese. Non importa, per il governo di Putin si può tornare indietro di 40 anni in pochi minuti: i Giochi che non vogliono i suoi campioni non esistono.
A Parigi la Russia e la Bielorussia non sono ufficialmente presenti, banditi dopo l’invasione in Ucraina e non come diretta conseguenza di una guerra, perché colpevoli di aver tradito la tregua olimpica. Sembra un’assurdità invece è una regola che permette ai Cinque Cerchi di stare, in qualche strano, inspiegabile equilibrismo, al di sopra dei mali del mondo. A Tokyo 2021 la Russia era sospesa per doping e ha aggirato la sanzione con una farsa, ha spedito uno squadrone da più di 300 persone, indifferente al giudizio. Tutte regolarmente approvate dal Cio dopo le richieste di controlli effettuati fuori dalla Russia e la prova che non ci fossero legami con tecnici e professionisti squalificati.
Ogni federazione si è gestita in proprio e le regole di ingaggio erano molto diverse a seconda dello sport. Solo l’atletica si è schierata per un divieto assoluto, gli altri hanno creato caselle apposite, con parametri spesso costruiti su misura. Stavolta le direttive sono uguali per ogni settore: niente bandiera, niente colori ufficiali, niente propaganda, niente messaggi a sostegno di Putin o contro l’Ucraina, niente rivendicazioni territoriali e soprattutto nessun legame con qualsiasi squadra militare. L’ultima norma ha smontato la Russia e non perché abbiano un sistema unico al mondo. Se l’Italia dovesse aderire a questo vincolo non avremmo una squadra olimpica.
Il Cio ipotizzava di dare una sessantina di pass a russi e bielorussi, ma le liste sono state costantemente contestate dall’Ucraina che ha creato un’unità di controllo specializzata per denunciare ogni tentativo di evadere i requisiti. Fino a che la Russia ha reagito. I lottatori invitati hanno rifiutato, una posizione collettiva imitati da altri atleti, il judo non ci sarà e nemmeno la ginnastica, l’atletica non ha ancora il permesso di comparire. Il comitato olimpico russo ha annunciato una contro Olimpiade, dei Giochi interni battezzatti «World Friendship Games», con gare negli stessi giorni e inni e bandiere. Il Cio ha avvertito:
Olimpiadi 2024, la sindaca di Parigi Anne Hidalgo: "Gli atleti russi e bielorussi non sono benvenuti. Sosteniamo gli ucraini"
«Quelle sono date protette che vanno rispettate», non farlo sarebbe stato come rompere un altro accordo, oltre alla tregua olimpica. La Russia non ha risposto direttamente, ha spostato l’evento nel 2025, «per avere più ospiti». E il livello dello scontro si è alzato. Questa lite ruvida ed esplicita può sembrare banale per un Paese in guerra, però la situazione non è così scontata. Fino a qui, Putin ha fatto in modo di stare dentro la comunità sportiva, persino dopo l’immenso scandalo ai Giochi di Sochi, con l’accusa di «doping di stato». Ha protestato, non ha interrotto i canali diplomatici, anzi, ha rafforzato i legami che gli erano serviti per avere i Mondiali di calcio del 2018 di cui andava tanto fiero. Dopo la guerra le risposte sono cambiate, i contatti si sono interrotti e ora, isolato, Putin allontana la dimensione che ha a lungo rincorso: il megaevento globale come palco ideale in cui essere accettato e riconosciuto.
Senza sorprese, i diritti tv delle Olimpiadi non erano stati comprati, qualcuno ci aveva provato, in tempi più tranquilli, ma il capo del network è finito in prigione per frode e i contratti sono decaduti. Ieri la comunicazione ufficiale: i canali federali Pervy e Russia-1 trovano «sbagliato trasmettere i Giochi che hanno estromesso i campioni russi e ne ammettono solo alcuni in un processo di evidente discriminazione in cui non sono i risultati e i meriti a stabilire gli standard ma la politica». I servizi streaming Okko e Wink, che hanno trasmesso l’edizione precedente, sono rimasti a guardare, le radio di stato si sono accodate alla decisione. Qualche pirata troverà il modo di ricevere immagini criptate da un satellite straniero, come ai tempi dell’Unione Sovietica.