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I peperoncini rossi che occhieggiavano dal centro tavola gli avevano dato un tuffo al cuore: nel suo Abruzzo erano chiamati diavoletti, esorcizzavano le jettature e respingevano il destino avverso. Nel destino del pittore Michele Cascella c’era adesso la fucilazione come spia. La sua vita era appesa a un filo, e quel filo lo teneva inconsapevolmente Gabriele d’Annunzio, il cui ingresso nella sala del suo appartamento in rue Geoffrey l’Asmier a Parigi era atteso da un momento all’altro. I poliziotti francesi avevano intimato all’artista di non dire una sola parola. La vigilia di Natale del 1914 Cascella era stato arrestato mentre disegnava in zona di guerra, sul fronte franco-tedesco. L’aveva mandato lì il padre Basilio (1860-1950) per La Grande Illustrazione, un raffinato periodico al quale collaboravano le grandi firme dell’epoca. (...)