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Intanto a Cortina ci si arriva in pullman, mica con macchinone, adeguato come ai tempi leggendari del Dogui, quello che da Milano «in due ore 54 minuti e 27 secondi, Alboreto is nothing»: e peraltro l’unico bolide rosso in tutto il film ha problemi alla marmitta e all’accensione, insomma più che un gioiello vintage è un catorcio.
Poi ci sono i rapper (milanesi, scemi, avidi, di nome Ossosacro), i mafiosi russi crudelissimi (Paolo Calabresi orbo da un occhio), i buttafuori costretti dalla crisi al quadruplo lavoro, le fluidità di genere in discoteca: insomma, se ci si abbandona all’esercizio vagamente necrofilo dell’analisi sociologica tramite cinecommedie di Natale, quest’ultimo esemplare arrivato forse fuori tempo massimo, Cortina express di Eros Puglielli, spunti ne dà.
L’Olimpiade 2026 non è evocata direttamente ma aleggia nel subconscio; aspettandola, nella «perla delle Dolomiti» uno spritz parte da venti euro, i commessi da boutique più altezzosi di quella di Pretty Woman vendono le magliette a 500 euro, e una suite viene 3000 a notte. Si parla molto di soldi, avendone pochi ma cercando di nasconderlo, e questo è un topos del genere: qui tocca a Lillo assumere il ruolo, ed è un ex cantante in disarmo che vuole riconquistare l’amore della figlia ma rischia di farsi fregare dall’avventuriera Isabella Ferrari, cioè dalla milfona bellissima e infingarda (altra figura ricorrente, come chi ama il genere sa).
Gli sceneggiatori devono poi aver visto Anora, Palma d’oro a Cannes di quest’anno, perché intrecciano variazioni sul tema della sex worker russa che fa innamorare l’ereditiero. Non aspettatevi le finezze di dialogo di Sean Baker, ma insomma si capisce che ci stanno provando.
E poi c’è lui, Christian De Sica, e subito ci si sente a casa: torna il suo personaggio elegantemente bolso, più depresso del solito, con la mania del gioco, mostruosi problemi economici, un nipote noioso ma ricchissimo che gli garantisce le spese: un divo condannato al cinepanettone, ma, si sospetta, con un certo godimento interiore.
Certo il genere deve conservare i suoi fan, perché non solo continuano a girarne di nuovi ma restaurano pure quelli vecchi: è in uscita per Capodanno un Vacanze di Natale 90 in 4K, ed è subito un rinascere vertiginoso negli anni dei governi Andreotti e dei gol di Totò Schillaci, con Massimo Boldi arricchito di Busto Arsizio, Ezio Greggio in slitta con i cani, Diego Abatantuono magrissimo e Andrea Roncato tutto nudo fra le nevi, più Corinne Cléry e Maria Grazia Cucinotta con sfarzose permanenti.
Christian De Sica, immancabile, è sposato con Moira Orfei e agogna il possesso «der Pascià», cioè dell’orologione status symbol che tanto andava in epoca Drive In, ed è anche quello un segno dei tempi. Più indigeste certe scelte lessicali, molti «ricchioni», «dumbo», «mandingo», molti «bei figoni paciarotti» che supereranno comunque la censura, a differenza di Tony Effe al Concertone di Roma o di Ultimo tango alla Cinemathèque. Del resto, come ha dichiarato proprio De Sica alla conferenza stampa di Cortina Express, «oggi se fai certe battute ti carcerano».
Pure la commedia di costume, nel frattempo, si è fatta più corretta o forse più furba, e nelle sue più recenti avventure il milanese imbruttito Germano Lanzoni finisce addirittura a fare il rider, tra «boschi circolari» e lunch a base di tempeh, in una città devota al culto del «green and grano».
Onorevoli tentativi, ma ancora si aspetta non si dica un Luciano Bianciardi, ma almeno un Enrico Vanzina dell’éra Beppe Sala, qualcuno in grado di tramandare ai posteri gli splendori e le miserie della città delle week e dei trolley, dei monopattini e dei rapper, dove «un aperitivo in Cadorna per due costa 40 euro» (copyright Jonathan Bazzi), le chiavi dell’airbnb le trovi nel lucchettone appeso al cancello e in cortile ti edificano dal nulla un grattacielo. Gli spunti non mancherebbero.
Ma in città, a parte il filone ormai storico dell’imbruttito con il Nano e la Brenda Lodigiani, tra le serate di lindy hop allo «Spirit de Milan» e le feste di laurea al Picchio in Porta Venezia, ci si diverte per il momento più in stile rétro: cioè condividendo forsennatamente su Instagram e su TikTok i post del Boomer Milanese, invenzione del misterioso Gabriele, consulente aziendale di 38 anni, che mascherato da un filtro assolutamente perfetto, sopracciglia arcuate e dentatura cavallina, fa il verso al baüscia sessantenne che tutti abbiamo o abbiamo avuto in famiglia, quello che «con il Buslaghi e il Giangi» negli Anni Novanta andava con il Concorde allo Studio 54, che lo volevano all’Inter, che rissava con Mike Tyson, che «io con la moto ho sempre fatto paura», che «i maranza mi hanno tirato una pallonata».
Con il suo foularino al collo e le sue camicie col giocatore di polo il BM è vecchio e insieme attualissimo, una maschera da mercante in fiera, un fenomeno da 100 mila follower su TikTok che piace a chi nei Novanta c’era e a chi quegli anni li ha (troppo) sentiti raccontare. Il cinepanettone in 5G, da non esportare al cinema, capace di rinnovarsi ogni giorno: pensato da una città che ha i suoi difetti ma che si è sempre saputa prendere in giro.