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“Teniamoci stretta questa Roma, amiamola con i fatti e non a parole. La Roma non si discute, si ama: adesso siamo passati a 70 e 30, ora si discute e dopo si ama“. Questa è solo uno dei tanti spunti che ha offerto la conferenza stampa ‘fiume’ di Claudio Ranieri.
Doveva essere l’occasione per parlare della partita che vedrà impegnati i giallorossi contro il Venezia dell’ex Di Francesco; si è trasformata invece nel pulpito perfetto per il tecnico di Testaccio per chiamare a raccolta la sua gente e difendere, forse con qualche contraddizione, il lavoro della società e dei proprietari nello specifico. Già più volte, fin dal suo arrivo, Ranieri ha cercato di assumere dal punto di vista comunicativo un atteggiamento quasi ‘paterno’, sia nei confronti dei suoi giocatori che dei tifosi della Roma. Ma dopo una serie di conferenze stampa in cui non si era mai sbottonato più di tanto, per la prima volta l’eroe di Leicester si è esposto come non mai a tutela del suo lavoro e di quello dei suoi superiori.
Forse il peso dell’eliminazione dalla Coppa Italia contro il Milan, e le annesse polemiche, oltre al malcontento generale per un mercato al di sotto delle attese, hanno fatto tremare ancora una volta l’orgoglio di una proprietà quasi ossessionata dal consenso popolare? Forse sì, forse no. In fin dei conti, vista la loro tendenza a non parlare mai pubblicamente, non si potrà mai sapere con certezza. Ma Ranieri più volte si è presentato come loro portavoce (se non quasi come avvocato difensore), e da uomo di calcio esperto qual è non sorprende che abbia colto il clima pesante dell’ambiente e che abbia deciso di esporsi in questo modo.
In ogni caso, al di là delle chiacchiere, ciò che rimane è che l’allenatore e futuro dirigente della AS Roma ha parlato pubblicamente, e lo ha fatto chiaramente, offrendo anche un’immagine ben definita di quello che verosimilmente sarà il futuro della squadra il prossimo anno. E come dei buoni scolaretti, è interessante soffermarsi sui punti nevralgici del suo discorso, come quando si studiava la Divina Commedia di Dante dalla parafrasi dei nostri sussidiari.
“Friedkin? Hanno messo tanti soldi. Non possiamo ignorare il fair play finanziario”
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“Friedkin? Non voglio fare il difensore di nessuno, dico le cose come stanno. Hanno messo 1.2 miliardi nella Roma e forse ne dovranno mettere un altro per lo stadio. Non si può sforare troppo dalle norme del fair play finanziario. Anche noi volevamo Kolo Muani e Walker, ma hanno ingaggi troppo alti. Più di quello che hanno fatto non potevano fare. Roma non è stata costruita in una notte! Date tempo a questa proprietà di fare quello che hanno in mente“.
Cominciamo dalla prima parte: il gruppo Friedkin è una delle cordate più ricche e importanti del mondo, coinvolta tanto nel settore cinematografico e dell’intrattenimento così come in quello automobilistico, con la casa giapponese Toyota. Nell’ultimo anno, stando a quanto riportato da Forbes, il patrimonio netto del proprietario della Roma è aumentato del 77%, passando da 4,3 miliardi a 6,4 miliardi di dollari. Una crescita incredibile, che gli vale il 393° posto nella lista dei più ricchi al mondo. Parliamo dunque di imprenditori, non certamente di buoni samaritani che hanno deciso di buttare i loro soldi per una società di calcio. Quindi, il fatto che abbiano speso così tanto denaro non può essere un’attenuante degli errori fatti: primo, perché nessuno li ha obbligati a farlo; secondo, perché spendere molto e male (o farlo fare a dei delegati che si rivelano incompetenti) è comunque una colpa grave.
Stando ai dati di settembre 2024, la Roma aveva il quarto monte ingaggi della Serie A solo dopo Inter, Juventus e Milan, con 89,9 milioni di euro; niente di più lontano dalla classifica attuale del campionato. D’altronde, gli investimenti sbagliati si pagano. E qui si arriva alla seconda parte della dichiarazione di Ranieri: sì, il fair play finanziario, e nello specifico il settlement agreement che il club ha firmato con la UEFA nel settembre del 2022, è un limite non banale alle possibilità di investimento della società sul mercato.
Proprio per questo però, dati i margini ristretti entro cui la Roma può muoversi, gli errori fatti sul mercato e sulla gestione economica degli stipendi assumono una gravità ancora maggiore. E sì, Roma non è stata costruita in un solo giorno. Quello che però non si ricorda Ranieri, è che i tifosi della Roma sono anni che si sentono dire questa frase, tra millantati progetti tecnici di dubbia stabilità e promesse non mantenute. Il primo a parlarne fu il presidente Thomas Di Benedetto, agli albori dell’era americana.
Poi sono arrivati i Friedkin, che da un lato hanno sempre parlato (o meglio, fatto filtrare. Visto che la loro voce è sconosciuta praticamente a chiunque) dell’importanza del ‘calcio sostenibile‘ e di fantomatici piani di crescita pluriennali; dall’altro hanno tesserato un profilo da instant team come Mourinho e comprato giocatori costosissimi (non certo da Atalanta o Bologna, per intendersi) come Dybala, Matic, Wijnaldum o Lukaku.
Non è l’unico elemento che mostra la confusione dei proprietari della Roma. Sono gli stessi, infatti, che al loro arrivo nel 2019 hanno descritto la loro ambizione di “risvegliare il gigante addormentato“, e che nel momento della scelta di Juric hanno rinnovato il desiderio di “vincere trofei“. Ora, invece, attraverso la bocca di Ranieri, tirano fuori la storia su Roma non costruita in un solo giorno. Qual è la verità? Perché tanta discrepanza? Cos’è che hanno in mente di fare, senza aver ancora trovato il nuovo CEO dalle dimissioni di Lina Soulouku dello scorso settembre? Qual è il piano della Roma? Quale sarà l’allenatore? Ranieri in conferenza stampa ha parlato a lungo, ma su queste tematiche i tifosi continuano a non avere risposte.
“È difficile operare sul mercato italiano. Sono convinto che i nuovi arrivi si ambienteranno presto”
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“Ci sono difficoltà a operare sul mercato italiano. Sono convinto che i nuovi ragazzi si ambienteranno il prima possibile, anche se non è facile perché si gioca ogni tre giorni. Cerco di farli entrare nel maccanismo, stiamo a buon punto“.
È normale che il tesserato di una delle società più prestigiose della Serie A dichiari una cosa simile? Teoricamente no. Ranieri ha ammesso candidamente che avrebbe gradito gli arrivi di profili come Walker e Kolo Muani; alla fine è arrivato Rensch ed è rimasto Eldor Shomurodov, calciatore in uscita fino all’ultimo istante di questo mercato invernale direzione Venezia.
Tutto questo è normale? Ovviamente no. Ma la situazione economica non permette altro. E soprattutto, se dopo l’addio del DG Tiago Pinto si è deciso di puntare su un professionista, Florent Ghisolfi, che in carriera non ha mai fatto il direttore sportivo, certe difficoltà sono sicuramente più semplici da comprendere.
Lo scenario diventa ancora più grottesco se si ricorda che, nel corso di gennaio, il dirigente francese ha ceduto in prestito o a titolo definitivo Enzo Le Fée (Sunderland), Matthew Ryan (Lens), Mario Hermoso (Bayer Leverkusen) e Samuel Dahl (Benfica): quattro degli acquisti che ha portato a termine solo la scorsa estate. Cos’altro è questo se non un’ammissione di colpa e fallimento? In questo momento la Roma ha un DS che lavora tranquillamente avendo sconfessato per intero il lavoro che ha svolto non più tardi di pochi mesi fa…
Per un progetto tecnico vero e concreto, probabilmente ci vuole altro. Non certamente un professionista che, per mancanza di rapporti e conoscenze, ha serie difficoltà a operare nel mercato italiano se non tramite i pochi procuratori di fiducia.
“Hummels e Paredes? In vacanza. Questi poveri ragazzi devono recuperare le energie”
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“Contro il Milan tutti i giocatori hanno dato il 100% di quello che avevano, io sono soddisfatto. Tra i convocati per il Venezia non ci saranno né Hummels né Paredes, ho dato loro un po’ di vacanza. Questi poveri ragazzi con De Rossi e Juric giocavano poco, con me tanto e poi non riescono a reggere un determinato ritmo. Ho detto loro di andare con le famiglie e ricaricare le pile“.
Non solo la forma delle parole usate è discutibile, ma anche le modalità di gestione della rosa che si cela dietro queste dichiarazioni. C’è chi in queste frasi vede la scelta strategica di tutelare alcuni calciatori in vista degli impegni di Europa League, chi il desiderio di ‘fare fortino’ intorno alla squadra. Ma a prescindere dalle singole letture che ognuno può dare a queste parole, resta incomprensibile il perché, nello specifico, i due giocatori non possano comunque seguire la squadra in Veneto restando in panchina. Parlare di ‘vacanze’ in un momento come questo, nel quale la Roma continua a offrire prestazioni spesso opache, stona ampiamente con le altre dichiarazioni di Ranieri, in cui parla del match contro il Venezia di Di Francesco come di una “partita difficilissima“.
Tante domande, molti proclami, e un appello sentito di un padre nei confronti della sua famiglia: questa è stata la conferenza stampa dell’allenatore della Roma. Una serie di parole nelle quali però i tifosi, tra una contraddizione e l’altra (fermo restando l’indiscutibile buona fede del tecnico di Testaccio) non solo non hanno trovato le risposte che cercavano sulla loro squadra, ma anzi ne sono usciti ancora più perplessi.