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Roma Capitale, si parte: fondi e maggiori poteri. Al via l'iter parlamentare, possibile intesa bipartisan

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Riforma dei poteri di Roma Capitale, si riparte. La Camera dei deputati ha invitato i gruppi a mandare entro martedì 21 gennaio la lista dei soggetti da ascoltare in commissione Affari costituzionali. Un passaggio che “incardina” (come si dice in gergo parlamentare) la proposta di legge a prima firma Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia, al quale si è aggiunto come correlatore il meloniano Luca Sbardella. Un testo molto simile a quello presentato anche dal dem Roberto Morassut, tra i padri della riforma tanto da presentare un testo anche nella passata legislatura. Allora si era trovato un accordo in commissione ma tutto si arenò per la fine del governo Draghi. Anche stavolta il consenso è trasversale: a parole infatti è difficile trovare qualcuno contrario a colmare il gap di poteri e risorse tra Roma e le altre capitali europee. E va detto che i testi di Barelli-Sbardella e quello di Morassut sono davvero simili: quello del dem contiene in aggiunta un riferimento a uno statuto di Roma Capitale che l’assemblea capitolina dovrebbe approvare a maggioranza di 2/3, sentita la Regione Lazio. Secondo quanto filtrato, poi, la commissione Affari costituzionali ha smaltito in queste settimane un po’ di lavoro arretrato e ora si potrà concentrare su questo fronte. L’intenzione è quella di arrivare a un’approvazione in prima lettura in entrambi i rami del Parlamento entro l’estate.

L’ITER

Superato quello scoglio, le previsioni sui tempi si fanno più incerte: come prevede l’articolo 138 della Costituzione, servirà in ogni caso una seconda approvazione di Camera e Senato a distanza di almeno tre mesi dalla prima. Tra i corridoi parlamentari si ipotizza di chiudere la partita entro un anno e mezzo, provando a raggiungere il quorum di 2/3 nei due rami del Parlamento per evitare il referendum. In sostanza, la riforma prevede di dare a Roma poteri e risorse di una Regione o quasi – rimarrebbe esclusa la sanità – dotandola di un ampio potere legislativo (e quindi più fondi) e amministrativo su molte materie. La Capitale potrebbe ad esempio entrare nella partita dei fondi di coesione regionale di Bruxelles. E ancora, avrebbe la possibilità di rimpolpare il suo organico, oggi insufficiente. Una quota del personale arriverebbe infatti dall’amministrazione statale e regionale, sulla base delle materie devolute. Ma a scanso di equivoci sia il testo di Barelli-Sbardella che quello di Morassut prevedono di dotare la Capitale di «adeguati mezzi e risorse per lo svolgimento delle sue funzioni». Mentre la scelta di togliere la sanità dal campo delle competenze evita di tagliare oltremodo i fondi del Lazio che, come le altre regioni, dalla riforma federalista del 2001 impiega il bilancio soprattutto su questo fronte. Anche per questo si è scelto di non creare una nuova Regione, procedura che avrebbe reso necessario ricorrere all’iter dell’articolo 132 della Carta, più complesso perché prevede passaggi ulteriori, dall’iniziativa del consiglio comunale a un referendum tra i cittadini.

LE INIZIATIVE

In questi anni vari sindaci di Roma (compreso da ultimo Roberto Gualtieri) hanno denunciato, al di là del colore politico, la carenza di poteri e risorse di Roma. E dunque, oggi tutti si dicono soddisfatti. Per il capogruppo azzurro alla Camera Barelli «l’obiettivo è rendere la Capitale d’Italia più efficiente, attribuendole funzioni e poteri che ora non ha, quindi in linea con la valorizzazione della sua strepitosa storia ma anche con la possibilità e la capacità di realizzare interventi che sono indispensabili per una città moderna». Sbardella (FdI) rivendica invece come «questa sia un’idea di Giorgia Meloni dai tempi della sua candidatura a sindaco di Roma». Mentre per Roberto Morassut «il lavoro parte da una proposta che ha dietro un’ampia convergenza e per questo mi auguro che si possa arrivare celermente a una definizione, dando a Roma i poteri e i fondi che la Capitale merita». La notizia della ripresa della riforma è stata data in aula Giulio Cesare (sede del consiglio comunale di Roma) da Rachele Mussolini durante i lavori di ieri. E la stessa consigliera di Forza Italia parla di «un lavoro importante per rendere la città davvero all’altezza delle sfide presenti e future». Insomma, sulla carta non si vedono ostacoli: sbloccato l’iter non resta che andare avanti.

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