Nuove scintille sul fisco tra Lega e Forza Italia. Dopo aver ribadito di ritenere prioritaria la rottamazione delle cartelle il partito di Salvini alza, infatti, il tiro facendo sapere di considerare altre misure "mancette". Il riferimento è anche al taglio dell'Irpef, misura bandiera di FI che, nei calcoli leghisti, affidati ad una nota di prima mattina, però corrisponde a "poco più di 36 euro al mese per 1,7 milioni di cittadini". Insomma, non un reale aiuto al "ceto medio". La nuova uscita del partito di Salvini, tra l'altro, arriva a stretto giro dalle parole di Antonio Tajani che ha ribadito la necessità di portare avanti in primis la riduzione della seconda aliquota per fare in modo che il ceto medio non diventi "ceto povero". "Si possono utilizzare le risorse del concordato fiscale e quelle del ravvedimento operoso in scadenza fra poco più di un mese", suggerisce il vicepremier di Fi che sulla rottamazione ribadisce la linea: nessuna contrarietà ma vanno trovate le risorse. Niente commenti sul duello tra gli alleati da parte di Fratelli d'Italia anche se, a taccuini chiusi, non manca chi nel partito della Meloni guarda a quest'ultima uscita come a una strategia di Matteo Salvini per mantenere centralità all'interno del dibattito politico. Su tutta la vicenda pesa, poi, chiaramente, la questione delle risorse che potrebbero spingere a una scelta tra le due misure. Durante la manovra, però, ricordano gli azzurri agli alleati, era stato preso un impegno sull'Irpef.
"Il taglio dell'Irpef - evidenzia il capogruppo azzurro alla Camera Paolo Barelli - rimane un punto fermo". Ma questa non è una novità, osserva, visto che "l'impegno è stato preso dal governo" durante la legge di bilancio con la premier Meloni che rinviò tale provvedimento all'esito del concordato fiscale. Insomma, nessun fatto nuovo semplicemente "siamo per fare ciò che si era detto di fare", evidenzia l'azzurro. "Vedo che sta partendo una curiosa disputa fra rottamazione delle cartelle e Irpef", dice tagliente il leghista Claudio Borghi che osserva però che la misura voluta dagli azzurri "consiste in 36 euro in meno di tasse per chi dichiara da più di 50mila euro fino ai milionari. Non dico che sia sbagliato - attacca - ma mi sembra in tutta evidenza una questione meno urgente". Decisivo è invece per il partito di Salvini "essere liberi dall'incubo di rate impagabili per rientrare in un piano realistico di pagamenti per 'mettersi in regola'". Non è detto che, alla fine, si debba decidere tra una misura e l'altra, sottolinea chi vuole provare a spegnere le polemiche.
Ma la questione resta quella delle coperture. E dunque se il concordato biennale finora non ha portato ai risultati sperati si cercano altre possibili coperture. E non manca chi nel centrodestra ragiona sul possibile sblocco di risorse derivante anche dallo scorporo degli investimenti dalle spese per la Difesa. Qualcosa di più si capirà nelle prossime settimane con il pallino che è, comunque, in mano al Tesoro. "Dobbiamo capire - evidenzia Alessandro Cattaneo, responsabile dei Dipartimenti di Forza Italia - che cifra avremo a disposizione e il Mef certamente farà chiarezza". Di certo, al momento, ci sono le scintille fra i due alleati. Che potrebbero aprirsi anche su un altro fronte, quello della giustizia. Su questo tema, infatti, si apre una settimana calda in Parlamento. In Senato nelle commissioni congiunte Affari Costituzionali e Giustizia ripartirà con le audizioni l'esame della separazione delle carriere. E nelle stesse commissioni proseguirà l'iter del ddl sicurezza. Si tratta di due provvedimenti fortemente voluti da un lato dagli azzurri e dall'altro dai leghisti che vorrebbero entrambi blindati. Una blindatura che però, si spiega da fonti di Fratelli d'Italia, dipenderà certamente anche da come il dibattito parlamentare si svilupperà.
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