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Russia, il patto con la Corea del Nord: Kim invia a Putin i missili balistici KN-15 (con gittata fino a 2.000 km)

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La Corea del Nord avrebbe trasferito alla Russia i sistemi missilistici a medio raggio KN-15 (Pukguksong-2). Lo riporta Militarnyi, pubblicando un video diffuso su Telegram: presumibilmente girato nella regione di Tjumen, mostra un treno con vagoni merci, escavatori e dieci sistemi di artiglieria semoventi Koksan. Ma il carico che genera maggiore inquietudine è costituito da cinque veicoli cingolati con una sommità cilindrica. A causa della scarsa qualità del video è complicato stabilire di che tipo di veicoli si tratti, ma se confrontati con le immagini dei sistemi missilistici nordcoreani disponibili online si nota una sorprendente somiglianza con il Pukguksong-2.

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Collaudo

Il primo volo di prova del Pukguksong-2 è stato effettuato il 12 febbraio 2017. Il 15 aprile dello stesso anno è stato esposto per la prima volta nel corso una parata militare a Pyongyang. La gittata massima del missile balistico è stimata attorno ai 2.000 chilometri, durante il primo lancio l’esercito sudcoreano ha registrato un’altitudine di 550 chilometri e una distanza percorsa attorno ai 500 chilometri, prima di precipitare al largo della costa orientale in direzione del Giappone. Lo sviluppo della forza missilistica nordcoreana fino a poco tempo fa è stato piuttosto irrilevante, come ricostruisce un approfondimento di Militarnyi, e non rappresentava una seria minaccia per Tokyo e per gli Stati Uniti. Tuttavia, a partire dal 2015, lo scenario è mutato radicalmente e così rapidamente che in nove anni è stato prodotto e testato un gran numero di missili, rappresentando un rischio per i Paesi vicini. Dall’inizio del 2024 il leader Kim Jong-un ha avviato una cooperazione con la Russia, con il potenziale obiettivo di ottenere tecnologie precedentemente non disponibili. Storicamente, la Corea del Nord segna l’inizio dello sviluppo della propria tecnologia missilistica a partire dal 9 aprile 1984, con i primi sistemi balistici poi diventati noti come Nodong No1 (Hwasong-7) e Daepo-dong No1 (Taepodong), la cui tecnologia si basava sui missili sovietici ottenuti dall’Egitto. All’epoca la minaccia rappresentata da Pyongyang non è stata presa sul serio: il Paese muoveva i primi passi in questo settore, mentre l’occidente stava già lavorando su moderni sistemi di contrasto in grado di proteggere la Corea del Sud e il Giappone, alleati, dai missili a medio raggio. Nonostante gli accordi di Ginevra del 1994 con gli Stati Uniti, che prevedevano il congelamento del programma nucleare, la Corea del Nord ha testato un missile con una gittata fino a 2.500 chilometri, in grado di varcare i confini della penisola, e ha raggiunto gradualmente un’esperienza tale da progettare missili balistici intercontinentali capaci di colpire la terraferma degli Stati Uniti.

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Potenza nucleare

La minaccia del programma missilistico della Corea del Nord è volta a rafforzare il suo status di potenza nucleare. La decisione di investire ingenti risorse nello sviluppo di un sistema missilistico nucleare nonostante le difficoltà economiche è determinata dalla volontà di garantire la stabilità e la sopravvivenza del regime. L’accelerazione nello sviluppo del piano avviene dal 2010 al 2020, quando il Paese ha fatto un passo avanti significativo sia nel numero di missili collaudati sia, secondo le agenzie statali nordcoreane, nella loro modernizzazione, resa possibile grazie al sostegno della Cina. Per Pechino Pyongyang svolge un ruolo importante nel garantire i propri interessi strategici, nonché nello sviluppo della cooperazione e del commercio economico tra i Paesi. Durante questo periodo è stato introdotto un numero significativo di missili, da quelli tattici per sottomarini a nuovi modelli intercontinentali. Uno salto di qualità tecnologico del quale ha approfittato la Russia, che sta cercando di ampliare il proprio arsenale a corto raggio. Secondo l’intelligence di Washington, diversi missili balistici nordcoreani sono stati utilizzati negli attacchi all’Ucraina. Il patto stretto tra Mosca e Pyongyang ha la caratteristica della reciprocità: in cambio dei missili, Kim Jong-un chiede aerei, armi terra-aria, veicoli blindati, attrezzature per la produzione di missili balistici e altre tecnologie avanzate.

L’accordo

Le relazioni tra Mosca e Pyongyang risalgono alla fondazione della Corea del Nord nel 1948. I funzionari sovietici insediarono un giovane e ambizioso nazionalista, Kim Il Sung, il defunto nonno dell’attuale leader, come primo presidente del Paese e gli aiuti da Mosca sono stati fondamentali alla sopravvivenza dell’economia della Corea del Nord per decenni. A settembre 2023 Kim Jong-un si è recato in Russia dove ha incontrato il presidente Vladimir Putin per un vertice bilaterale dopo oltre quattro anni, lo scorso giugno Putin è volato in Corea per la formalizzazione di un accordo che prevede assistenza reciproca in caso di attacco armato e «garantire pace, sicurezza e stabilità». Nell’ambito di questa intesa dall’inizio di agosto almeno 10.000 forze nordcoreane, secondo le stime occidentali, sono state dispiegate nell’oblast di Kursk per operazioni di combattimento. «Le vittime coreane sono diverse centinaia», ha calcolato un funzionario militare statunitense. Tra le vittime ci sono soldati di «tutti i ranghi, che non hanno mai combattuto prima». La Corea del Nord, da parte sua, ha definito le critiche degli Stati Uniti e degli alleati riguardo al loro sostegno alle operazioni militari russe contro l’Ucraina, incluso il dispiegamento di truppe, «irresponsabili provocazioni». In una dichiarazione diffusa dall’agenzia di stampa centrale nordcoreana Kcna, un portavoce del ministero degli Esteri ha affermato che l’avvertimento lanciato lunedì da dieci Paesi e dall’Unione europea «ha distorto e calunniato i legami di «normale cooperazione» tra Pyongyang e Mosca. Rimarcando come la «follia» della risposta da parte di «forze ostili» indicasse che la crescente cooperazione tra Pyongyang e Mosca stava effettivamente «scoraggiando la malevola estensione dell’influenza degli Stati Uniti e dell’Occidente». La Corea del Nord «tutelerà fermamente il suo legittimo diritto di stato sovrano, non porrà restrizioni al suo esercizio e continuerà a compiere sforzi cruciali per preservare la pace e la sicurezza regionali e globali», si legge nella dichiarazione riportata dalla Kcna.

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