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Sorriso irresistibile, occhi che sprizzano vitalità ed empatia, energia da vendere: Serena Rossi è tornata. Dal 12 gennaio su Rai1 in prima serata l’attrice sarà mattatrice della terza stagione della serie Mina Settembre, il dramedy in cui interpreta nuovamente l’impavida assistente sociale all’opera nei quartieri popolari di Napoli. Nati da un’idea di Maurizio De Giovanni, coprodotti da Iif dei Lucisano con RaiFiction e diretti da Tiziana Aristarco, i nuovi 12 episodi iniziano quando Mina sposa Domenico (Giuseppe Zeno) per poter adottare l’adolescente Viola (Ludovica Nasti) mentre l’estroversa zia Maurisa Laurito imperversa e arriva una giovane assistente (Chiara Russo) ad aiutare la protagonista. È un anno speciale per Serena che ha interpretato la serie Uonderbois su Disney+ e, mamma napoletana nel bel film di Cristina Comencini Il treno dei bambini, su Netflix ha commosso tutti. Da marzo porterà in tour il recital di canzoni SereNata a Napoli (il 1° aprile a Roma, all’Auditorium Conciliazione). E, secondo i boatos, potrebbe presentare il Festival di Sanremo con Carlo Conti.
È una notizia fondata?
«Io non ne so nulla, lo giuro, ma se mi chiamassero sarei la donna, la fan e l’artista più felice del mondo. Ci andrei di corsa. All’Ariston sono già stata come ospite, ma molti sono convinti che abbia condotto il Festival: segno che fanno il tifo per me, e questo mi commuove».
Cosa l’ha spinta a riprendere il ruolo di Mina Settembre?
«A dire la verità, ci ho messo un po’ prima di accettare. Volevo concedermi un anno sabbatico per stare con la famiglia dopo aver lavorato senza sosta: se fai troppe cose, non te ne godi nessuna. Alla fine sono tornata nella serie perché Mina, che sa ascoltare e comprendere, è cresciuta. E sono cresciuta anch’io».
Cosa intende?
«Ho ormai 39 anni e sul viso qualche segno in più. Mina invece si è fatta più pacata ed equilibrata. Il senso materno, convogliato fino a ieri sui suoi assistiti, lo riversa ora sulla figlia adottiva e sulla nuova collaboratrice a cui passa i segreti del mestiere».
E alla collega Chiara Russo quali “dritte” ha passato?
«Le ho raccomandato di non lasciare nulla al caso e di alzare sempre l’asticella. Le ho spiegato che un’attrice non deve aver paura di osare».
Vale anche per lei?
«Certo, ho sempre cercato di mettermi in gioco uscendo dallo stereotipo della napoletana. Ma di recente ho sentito il bisogno di tornare alle mie radici con la serie Uondebois, Mina Settembre e ora con il recital in cui canto la mia città rispolverando anche canzoni dimenticate».
Musica, cinema, teatro, tv: dopo tante esperienze, la regia non la tenta?
«Tutti quelli che hanno lavorato con me sono sicuri che un giorno passerò dietro la cinepresa perché ho il senso del controllo. Per ora non è in programma, ma non lo escludo. Aspetto di avvertire l’urgenza. Non è che debba fare la regia perché oggi la fanno tutte le attrici».
Le restano sassolini nelle scarpe?
«No, lascio parlare il mio lavoro, i risultati ottenuti. Niente polemiche. Meglio continuare a lavorare a testa bassa. Sempre libera».
Che mamma è per suo figlio Diego che ha 8 anni?
«Felicissima di vederlo crescere. Quand’era più piccolo era geloso del mio lavoro e se cantavo si tappava le orecchie. Oggi è un bambino sensibile e profondo, ascolta la buona musica e vedendo Il Treno dei bambini ha pianto».
Qual è il pregio che l’ha mandata avanti?
«La normalità. Faccio un mestiere da pazzi ma ho mantenuto i piedi per terra».
E il difetto che non si perdona?
«Sono permalosa, a volte pesante. Non faccio sconti nemmeno a me stessa».