Jannik Sinner si sbarazza senza sudare di Jiri Lehecka, due set anonimi (6-3 6-3) che gli servono per risparmiare energie e approdare per il secondo anno consecutivo alle semifinali di Indian Wells, le seste in carriera in un Masters 1000. Trattasi della 16esima vittoria consecutiva nel 2024, la 19esima complessiva contando anche le ultime tre del 2023. Jan ha così staccato Agassi nella classifica dei migliori inizi di stagione, e ora è a un passo da Federer e Sampras che arrivarono a 17 rispettivamente nel 2018 e nel 1997; di meglio hanno fatto solo Nadal (20 nel 2022) e l’apparentemente imprendibile Djokovic ( 26 nel 2020, 41 nel 2011). In semifinale incontrerà il vincitore del quarto ‘notturno’ fra Carlos Alcaraz e Sascha Zverev, con lo spagnolo sarebbe uno spareggio per il numero due del ranking mondiale, una posizione che Jannik virtualmente già occupa. Ma il suo vero obiettivo è il numero 1, inutile nasconderselo, e la decisione di Novak Djokovic di rinunciare a Miami è un assist in più.
Lehecka, 22 anni come Jannik, numero 32 del mondo, allenato dall’ex n.4 Atp Berdych, al turno precedente aveva eliminato Stefanos Tsitsipas, ma ieri non ha toccato palla o quasi, seppellito dai suoi stessi errori gratuiti (36). Tanto che Jannik nel secondo set a tratti è sembrato quasi distrarsi, e ha finito per servire appena il 26 per cento di prime palle, una percentuale da giocatore da circolo di cui non può essere felice, anche se per stavolta gli è stata più che sufficiente.
«Cambiare il servizio l’anno scorso mi ha aiutato molto, ci sono ancora giorni in cui va bene e altri meno - assicura Sinner - oggi nel secondo non è andato tanto, ma sono convinto di essere sulla strada giusta. È l’unico colpo che dipende solo da te, quindi sono sicuro che in futuro diventerà uno dei miei migliori. Giocare qui la mattina poi non è mai facile perché c’è molto vento, e Jiri ha un grandissimo potenziale, quindi sono soddisfatto di essere di nuovo in semifinale a Indian Wells, uno dei tornei più importanti». A Indian Wells Jan oltre alle vittorie a ripetizione si gode la cucina di papà Hanspeter: «averlo qui è speciale, perché in passato non sono state tante le occasioni di passare del tempo insieme. Lui è un grande cuoco, e anche se non voglio dargli troppo credito come allenatore (sorride, ndr) quando ero piccolo mi ha dato dei buoni consigli: ad esempio che era più importante curare il movimento che badare a dove finiva la palla». Una ricetta di successo.