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Stefano Conti, l’altro caso Salis. A Panama rischia 30 anni di carcere

9 mesi fa 7
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Rischia dai 20 ai 30 anni. Ha trascorso 423 giorni nel carcere di massima sicurezza di La Joya, a Panama, prima di ottenere gli arresti domiciliari. Ha vissuto in mezzo a sporcizia, scarafaggi, topi, violenza, continue risse tra detenuti e tra detenuti e poliziotti, acqua soltanto per un’ora al giorno e una cella condivisa con altri 25 detenuti. Questo è l’inferno di Stefano Conti, il trader di 38 anni arrestato a Panama il 15 agosto del 2022. L’accusa: tratta di persone a fini sessuali. Un’accusa che potrebbe cadere, dal momento che le presunte vittime hanno smentito il teorema della procura, raccontando di aver ceduto alle «pressioni e alle minacce del pm». Quello di Stefano Conti potrebbe diventare un nuovo caso Ilaria Salis, l’insegnante di 39 anni arrestata in Ungheria per aver partecipato ad atti di violenza di piazza che ora rischia fino a 24 anni di carcere. Le foto della donna portata in aula in catene hanno affollato i media, scatenando reazioni della società civile e della politica.

Di Conti non ci sono foto nell’inferno penitenziario panamense, ma qualcuno ha deciso comunque di intervenire. È il deputato di Fratelli d’Italia Andrea di Giuseppe, che ha presenziato alla prima udienza del processo. «L'avvocato delle vittime ha presentato una querela nei confronti del pubblico ministero affermando che le testimonianze principali contro Conti erano state estorte attraverso pressioni e minacce», sostiene il parlamentare. E aggiunge: «Le vittime affermano di non aver mai fatto il nome di Conti». Dopo l’intervento di Di Giuseppe, che nei mesi scorsi ha lavorato anche al rimpatrio di Chico Forti, è arrivata la concessione degli arresti domiciliari.
A proposito di trattamento del detenuto, le leggi del Paese conosciuto nel Mondo per le qualità di «Paradiso fiscale» non hanno consentito di togliere le manette al trader Conti nemmeno quando era in tribunale, seduto al banco degli imputati. E pensare che aveva scelto quel Paese proprio per la bella vita, nel 2018. Era un trader di successo, non gli mancavano le disponibilità economiche. Lui stesso ha raccontato che «mi accompagnavo a ragazze a pagamento ogni giorno, anche due volte al giorno». Ha anche «prestato soldi a una ragazza che si è dichiarata escort» e «aiutato due tizi colombiani ad affittare appartamenti pensando che subaffittassero le camere solo per guadagnarsi da vivere». Un altro piccolo affare, tanto per far aumentare il gruzzolo. È stato la sua rovina: «Non sapevo che ospitavano prostitute e ci facevano un business», ha raccontato Conti. Ma la mannaia della Giustizia è caduta soltanto su di lui: ai presunti complici sono stati concessi fin dall’inizio gli arresti domiciliari, lui è stato sprofondato nell’inferno di La Joya. «Vivo in uno stanzone unico, 60 metri quadrati o più. Siamo in 26 e ognuno separa la propria area, che noi chiamiamo bunker, con un lenzuolo per avere più privacy», aveva raccontato. Tutto questo senza «vedere il sole da mesi», in mezzo «a scarafaggi, topi, insetti, sanguisughe», mangiando “riso non setacciato e pieno di sassi», con «pochissima acqua per bere e lavarsi, disponibile solo per un’ora al giorno», da raccogliere facendo «rifornimenti con i secchi. Quando finisce, usiamo bustine di té diluite con la pioggia».

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