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Steve Bannon, il super cattivo nuovo idolo dei progressisti

11 ore fa 1
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Da Principe del Caos a Grande Saggio è un attimo, nel circo rutilante del mainstream. Basta che cambi nemmeno l’emergenza, ma la percezione di essa. L’allarme, infatti, resta quello suonato ormai da un decennio sul Giornale Unico: il trumpismo.

Questo maledetto cigno nero della contemporaneità, disturbante per l’élite occidentale in ritirata e avallata da questo branco che si ribella e non si ritira, il libero popolo americano. Solo che nel frattempo, in quell’ossessione collettiva che ha sostituito da un pezzo il dibattito giornalistico alle nostre latitudini, il trumpismo ha cambiato veste. Oggi per lorsignori ha anzitutto le fattezze spigolose ed avveniristiche di Elon Musk.

Nella semplificazione patologica, oggi il Demone è Musk, e allora il vecchio demonio può ben assumere, con un triplo carpiato che getta al macero tonnellate di parole scritte, connotati rassicuranti e perfino angelici. Il vecchio demone è Steve Bannon, già canaglia “ultrapopulista”, oggi (ieri, nella fattispecie) autorevole e meditabondo commentatore che conversa per una paginata con Viviana Mazza del Corriere della Sera. Il titolone è addirittura un virgolettato da eroe epico senza macchia: «Elon vuole solo i soldi, farò di tutto per tenerlo fuori dalla Casa Bianca». E così Stephen Kevin Bannon, già appestato (e improbabile) regista occulto dell’Internazionale Nera agli albori del trumpismo, diventa l’ultima speranza delle anime belle, lo sbandierato (e ancor più improbabile) argine al teppista miliardario, al superconsulente per l’efficienza governativa, allo stregone della “tecnodestra” planetaria: Elon Musk. 

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