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Su Netflix tutti i segreti di Miss Italia che non deve morire

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C’era una volta Miss Italia. Una favola che ha accompagnato l’immaginario per molti decenni, raccontando il cambiamento dell’Italia, delle donne, della televisione. E anche il fatto che da tanti anni il concorso non “abita” più sulla Rai, in prima serata, racconta l’oggi con l’affermazione dei valori inclusivi, dell’empowerment ma anche con le contraddizioni che agitano il cambiamento. Perché nel mondo e reale e in quello social la bellezza estetica è ancora un valore e un volano, ma non si deve dire.

Quel che è stato, quel che potrà ancora essere, lo racconta un documentario su Netflix, Miss Italia non deve morire, facendo vedere il dietro le quinte di questa competizione dove si intrecciano storie e speranze di tante ragazze italiane, quasi tutte della profonda provincia, che vedono in questa gara la loro porta verso il futuro nel mondo dello spettacolo. Anche perché tante ci sono riuscite: Anna Valle, Giusi Buscemi, Miriam Leone, Francesca Chillemi. Per non parlare del passato remoto quando sfilarono Sophia Loren, Lucia Bosè, Gina Lollobrigida.

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Il nuovo documentario, disponibile dal 26 febbraio (prodotto da Gabriele Immirzi per Fremantle e Tommaso Bertani per Ring Film, da un’idea di Pietro Daviddi, David Gallerano e Gregorio Romeo) ripercorre la storia di Miss Italia e quella di Patrizia Mirigliani, figlia del mitico Enzo, seguendo il tentacolare percorso di ricerca della più bella d'Italia in un racconto che include le selezioni regionali, le aspiranti miss e la patron che non si arrende al declino del concorso e tenta da anni, da quando Laura Boldrini pronunciò la fatwa sulle miss e la presidente della Rai Tarantola le eliminò dal palinsesto, di far vivere il concorso anche fuori dai confini popolari della prima rete della tv pubblica.

L’anno scorso si era a un passo dal rientro, come racconta il docufilm, ma alla fine nemmeno la dirigenza “sovranista” ha avuto il coraggio di sdoganare il concorso che, come evidenzia bene il racconto di Netflix, ha in se il sogno di affermazione di tante ragazze ma anche una selezione estetica che non può che apparire, oggi sgarbata, patriarcale e anacronistica. Anche se si ammettono le ragazze con qualche chilo in più quando osservi i giudici regionali mentre commentano le aspiranti miss, ti cascano le braccia e pensi: «Ma veramente, ancora?». Perché esistono due miss Italia, quella popolare e inclusiva della finale e quella delle selezioni regionali dove il clima da sagra dei corpi impedisce un giudizio sereno sul dopo. Una operazione di assoluta trasparenza e sincerità da parte di Patrizia Mirigliani che ha voluto aprire il sipario anche su quel “prima” che ci sembra oggi così distante nel tempo.

A differenza del “dopo”, quando viene premiata la voglia delle ragazze di uscire dall’anonimato, di avere un accesso dalla porta principale dello showbiz indossando quella magica fascia o addirittura la corona di più bella d’Italia. Ma quel gruppo di maschi che tutti insieme parlano di “culi” delle aspiranti reginette è insopportabile e copre anche la magia del sogno. Come è insopportabile vedere le difficoltà di Patrizia Mirigliani per portare una ventata di contemporaneità nelle selezioni, ostacolata dai suoi stessi agenti. E in questo confronto vi è il confronto sul concetto di bellezza. La perfezione delle forme o invece l’armonia e la forza della personalità?

Anche Patrizia Mirigliani guardando il docufilm si è imbarazzata: «Dopo aver visto il documentario, ho dovuto prendere atto di atteggiamenti poco professionali da parte di alcuni agenti esclusivisti del Concorso, dai quali mi dissocio completamente». E ancora: «Le considerazioni sessiste rivolte alle nostre ragazze, espressione di un retaggio culturale arcaico, sono inaccettabili perché oltre a violare il codice etico, sono lesive della dignità delle donne. Miss Italia, da sempre impegnata nella tutela della libertà e dei diritti delle donne, adotterà provvedimenti immediati per tutelare l'immagine del concorso affinché l'opinione di pochi, oltre a non rispecchiare la realtà di Miss Italia, non pregiudichi il lavoro serio e appassionato di tanti professionisti coinvolti». provvedimenti che ad ora non sono arrivati.

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Nel documentario la storia delle miss, ma anche quella di una donna che lotta per far vivere il concorso e che non si ferma davanti ai tanti “no” e alle salite, forte anche delle speranze delle ragazze. E tra loro nel documentario c’è Aurora, una ventenne di Tivoli, dai capelli corti e dal piglio deciso, che vuole sentirsi bella e che fa le prove sul terrazzo di casa con mamma, papà e fratello che fanno da giuria. E allora pensi che il suo sogno, può valere la sopravvivenza del concorso. Miss Italia non deve morire.

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