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Tasse e Irpef, nessun regalo ai ricchi ma agevolazioni solo al ceto medio

6 mesi fa 6
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Il ceto medio-alto? Un agrume spremuto dalle tasse. Ed è sulla base di questa visione che il governo punta a ridurre il carico fiscale in favore di chi versa tra 55 e 100 mila euro l'anno. Il ministro dell'Economia, Gianfranco Leo, annuncia che i tagli Irpef della riforma fiscale cominceranno dal vertice della piramide. Tanto da premiare una ristretta platea di contribuenti. Vale a dire 1,4 milioni di lavoratori (su un totale di 41 milioni) pari a poco meno del 4 per cento del totale.

Cosa succede realmente
Vista così sembra una riforma da Robin Hood alla rovescia: uno spostamento di ricchezza dal basso verso l'alto. Ma a Palazzo Chigi la vedono in un altro modo, osservando che i prossimi beneficiari della riduzione dell'Irpef versano quasi un terzo del gettito complessivo. In parole povere: nessun regalo ai ricchi ma un riequilibrio. Si potrebbe replicare facendo notare che in quella platea di quasi un milione e mezzo di persone a decine di migliaia sottofatturano (lo dicono i dati sui consumi e sull'Iva) ma tant'è. Anche se non tutti nella maggioranza sono d'accordo.

Le posizioni dei partiti
E infatti, ad esempio, la Lega preferirebbe ridurre l'aliquota Irpef dal 25 al 23 per cento sostenendo così le classi di reddito medio-basse. Ai vertici politici del ministero dell'Economia, dove Fratelli d'Italia la fa da padrone, ragionano però come Silvio Berlusconi a suo tempo: se si tagliano le imposte ai benestanti i consumi aumentano molto di più rispetto a quando i soldi finiscono nelle tasche dei poveri che invece tendono a risparmiare e in questo modo si rilancia la domanda. Dunque, seguendo questa teoria, occorre aggiustare gli squilibri nella distribuzione del carico tributario.

I numeri
Vero o falso che sia, dall'analisi delle dichiarazioni dei redditi emerge che 5 milioni di italiani, con redditi superiori a 35 mila euro lordi (il 13% del totale) pagano in complesso il 59,95% dell'Irpef. E ancora: esaminando le dichiarazioni a partire dagli scaglioni di reddito più elevato, sopra i 100 mila euro, emerge solo l'1,21% dei contribuenti che, tuttavia, versa il 19,91% delle imposte. Sommando, come detto, a questi contribuenti anche i titolari di redditi lordi da 55.000 a 100mila euro (che sono 1.385.974, il 3,37% del totale, e pagano il 18,14% del totale delle imposte), si ottiene che il 4,58% paga il 38,05% dell'Irpef. Includendo infine anche i redditi dai 35 mila ai 55 mila euro lordi, risulta, appunto, che il 12,99% paga il 59,95% dell'imposta sui redditi delle persone fisiche. Su 59,6 milioni di cittadini residenti in Italia al 1° gennaio 2020 sono stati 41 milioni quanti hanno presentato una dichiarazione dei redditi nel 2021 (con riferimento all'anno di imposta precedente). A versare almeno 1 euro di Irpef sono stati però solo 30,2 milioni residenti, vale a dire poco più della metà degli italiani: a ogni contribuente corrispondono quindi 1,448 abitanti. Il 79,2% degli italiani dichiara redditi fino a 29 mila euro e corrisponde solo il 27,57% di tutta l'Irpef, e quindi un'imposta neppure sufficiente a coprire la spesa per le principali funzioni di welfare.

Oppressione fiscale, un falso mito?
Insomma, andando al sodo, le statistiche fiscali sembrano smentire il falso mito di una oppressione fiscale diffusa che vuole tutti i cittadini tartassati dal fisco e penalizzati delle eccessive imposte. Ad esempio, solo per pagare la spesa sanitaria, per i primi 2 scaglioni di reddito fino a 15 mila euro, la differenza tra l'Irpef versata e il costo della sanità ammonta a 51,817 miliardi; la differenza sale a 58,2 miliardi sommando
i redditi da 15 a 20mila euro. Considerando anche spesa assistenziale e welfare degli enti locali, la redistribuzione totale è pari a 219 miliardi su circa 555 di entrate, al netto dei contributi sociali. In pratica, viene redistribuito il 40% di tutte le entrate e quasi il 100% delle imposte dirette, che va totalmente a beneficio del 58,06% di popolazione (corrispondente a quanti dichiarano fino 20mila euro) e, in parte, al restante 28,96% (corrispondente ai dichiaranti tra i 20 e i 35mila euro); poco nulla al 12,99% dei paganti.

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