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Terrorismo: tutti giovani under 30 gli arrestati in blitz Ros

13 ore fa 2
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Sono tutti under 30 e c'è anche un minorenne tra i cinque destinatari dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Bologna, Andrea Salvatore Romito, sospettati di aver dato vita a un'associazione terroristica d'ispirazione jihadista, in chiave 'takirista', denominata "Da'Wa Italia", ossia "chiamata alle armi Italia".

Secondo quanto emerso dalle indagini condotte dai carabinieri del Ros guidati dal comandante della sezione Antiterrorismo, colonnello Federico Palmieri e dal comandante del Ros di Bologna, tenente colonnello Luca Latino e coordinate dai pm Stefano Dambruoso e dalla procuratrice aggiunta Moena Plazzi, nessuno dei cinque ragazzi proveniva da famiglie con particolari difficoltà economiche o disagio sociale. Tutti erano ben inseriti nel tessuto sociale delle loro città - Bologna, Spoleto, Monfalcone, Milano - dove non frequentavano moschee o centri di preghiera. Le indagini sono state particolarmente complesse proprio perché i canali attraverso i quali questi giovani si formavano alla dottrina jihadista e comunicavano erano solo in rete.

I pc e gli altri device sequestrati a casa dei giovani aiuteranno gli investigatori a capire quali connessioni avessero a livello italiano ed europeo.

Per i carabinieri del Ros, la procura di Bologna e la Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, a capo dell'organizzazione di ispirazione jihadista "Da'Wa Italia", ossia "chiamata alle armi Italia", c'era una ragazza di origine pakistana residente a Bologna con la famiglia. La giovane, come emerso dalle indagini, si era radicalizzata durante il Covid avvicinandosi sui canali social a contenuti inneggianti alla jihad, che poi aveva approfondito sempre online. La ragazza, cittadina italiana come altri indagati, ha cercato anche di coinvolgere il fratello, ancora minorenne.

Oltre a loro facevano parte del gruppo anche una giovane di Spoleto di origine algerina, che con la ragazza pakistana residente a Bologna era al vertice dell'organizzazione. Il gruppo si componeva anche di un giovane di origine turca che abitava a Monfalcone ed era molto ben inserito nel tessuto sociale della città, oltre a un ragazzo di origine marocchina cresciuto a Milano, che si è radicalizzato al punto da partire per unirsi alle milizie jihadiste Corno d'Africa. Tutti, ad eccezione di quest'ultimo, sono finiti in carcere. 

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