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Trump gela l?Europa, no a dazi zero sull?industria: la Casa Bianca respinge la proposta della Ue

19 ore fa 3
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Lo stallo dei negoziati tra Stati Uniti e Unione Europea sulle tariffe commerciali sta trasformandosi in un nuovo fronte critico della politica estera americana. Dopo l’incontro a Washington tra il commissario europeo al commercio Maros Sefcovic e i rappresentanti dell’Amministrazione Trump, è apparso chiaro che i dazi imposti dal presidente non verranno ritirati. Il cosiddetto «tasso reciproco», le tariffe del 20% ridotte temporaneamente al 10%, rimarrà in vigore, così come le misure su auto, acciaio, alluminio e altri settori chiave.

L’agenzia Bloomberg è stata la prima ieri a rivelare che la Casa Bianca aveva respinto la proposta europea di azzerare tutte le tariffe sui beni industriali, incluse le auto. Fonti vicine ai negoziati hanno confermato che Trump continua a considerare le tariffe uno strumento per riequilibrare la bilancia commerciale e riportare manifatture e posti di lavoro negli Stati Uniti. I suoi nuovi dazi colpiscono circa 380 miliardi di euro di esportazioni europee. L’Europa, che aveva sospeso per 90 giorni le contromisure, ha già annunciato che, in assenza di progressi, reintrodurrà dazi su circa 21 miliardi di merci americane. Intanto, come leva negoziale, Bruxelles cerca nuove intese commerciali globali e valuta un aumento degli acquisti energetici dagli Usa.

Ma i segnali da Washington restano rigidi. Alcuni funzionari dell’Amministrazione hanno suggerito che l’unico modo per mitigare i dazi automobilistici sarebbe un aumento degli investimenti europei negli Stati Uniti, soprattutto per suv e componenti tecnologici. Proprio ieri giungeva la notizia ad esempio che la Honda si sta piegando a questa richiesta e starebbe per trasferire negli Usa delle fabbriche che attualmente si trovano in Canada. Ma intanto sono emerse nuove condizioni americane: produrre farmaci in loco, aumentare i prezzi europei dei medicinali e affrontare barriere non tariffarie come le normative su Ia e alimenti.

Il Commissario europeo Maros Sefcovic ha ribadito lunedì a Washington l’offerta dell’Ue per l’abolizione reciproca di tutte le tariffe sui beni industriali, incluse le automobili. E dopo ore di colloqui ha parlato di un incontro «molto focalizzato e produttivo» con il segretario al Commercio Howard Lutnick. Ma, ha riconosciuto il portavoce della Commissione Olof Gill, ora «la palla è nel campo degli Stati Uniti». Gill ha sottolineato che i colloqui hanno incluso anche la questione delle sovraccapacità nei settori dell’acciaio e dell’alluminio, così come la resilienza delle catene di approvvigionamento nei settori dei semiconduttori e dei prodotti farmaceutici. Tuttavia, ha anche tracciato una linea rossa netta, non si negozieranno le regolamentazioni su alimenti, salute, sicurezza, né quelle sul digitale: «Gli standard dell’Ue sono sacrosanti», ha dichiarato.

Nel frattempo, il malcontento interno cresce. Cinque piccole imprese americane hanno citato in giudizio il presidente, sostenendo che l’imposizione dei dazi rappresenta un abuso di potere esecutivo e una violazione del principio costituzionale di «no taxation without representation», il principio su cui è letteralmente nata l’indipendenza americana dal regno britannico. Tra i ricorrenti ci sono aziende che importano vino, componenti elettronici e abbigliamento sportivo, e che prevedono perdite da centinaia di migliaia di dollari entro fine anno.

La sfida Usa-Ue, dunque, è ferma. Le trattative tecniche proseguiranno, ma al momento la linea americana appare poco disposta a concessioni. Il vicepresidente JD Vance afferma duramente: «Gli americani hanno pagato per troppo tempo la sanità e i farmaci degli europei». E ora, è tempo che l’Europa «compri di più e al prezzo giusto». Ma a pagarne il conto potrebbero essere le imprese e i consumatori da entrambe le sponde dell’Atlantico.

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