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Trump: “Per me esistono solo uomo e donna, basta con la follia gender. E ci riprenderemo Panama”

3 giorni fa 1
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NEW YORK. Politiche di genere, “ripresa” di influenza in America centrale, dossier Ucraina e lotta alle Nazioni Unite. Il Natale di Donald Trump è una sintesi pleonastica di dichiarazioni bellicose che annunciano tempi complicati per il nuovo anno. A partire dalle politiche nazionali per le quali il presidente eletto ha assicurato che firmerà un ordine esecutivo per cancellare tutte le politiche per i transgender nelle forze armate e nelle scuole e imporre negli Stati Uniti solo due generi «maschile e femminile», per porre immediatamente fine alla «follia transgender».

Musk e la Casa Bianca

Parlando all’evento Turning Point Usa a Phoenix, in Arizona, il tycoon è tornato su uno dei suoi cavalli di battaglia della campagna elettorale, tema sostenuto anche da Elon Musk che a luglio ha annunciato l’intenzione di spostare la sede di SpaceX dalla California dopo la firma da parte del governatore democratico dello Stato Gavin Newsom di una legge che incoraggia le scuole a proteggere i diritti delle persone Lgbt. Una “crociata” per cui il 47° presidente Usa ha assoldato un oceano di guerrieri trumpisti a lui fedeli che daranno atto in tutti i rami dell’amministrazione a questo indirizzo politico. Compreso Elon Musk sul quale Trump ha voluto fugare le voci di essere il presidente di fatto, escludendo le voci che possa diventare presidente un giorno. «No. Non è nato in questo Paese. La Costituzione americana stabilisce che per candidarsi presidente bisogna essere nati negli Stati Uniti e non naturalizzarsi come il miliardario sudafricano».

Le mani su Panama

È però lo spostamento di attenzione sulle Americhe l’aspetto più interessante delle nuove iniziative trumpiane, come la riconquista del canale di Panama. In una serie di post minacciosi sul suo social media Truth, il presidente eletto ha attaccato le autorità locali di imporre «tariffe ridicole» agli Stati Uniti e ha avvertito che la Cina sta assumendo un ruolo sempre più influente nell’area dichiarando che una volta tornato alla Casa Bianca farà di tutto per riprendere il controllo dello strategico passaggio. «Le tariffe addebitate sono ridicole, soprattutto considerando la straordinaria generosità concessa a Panama dagli Stati Uniti», ha accusato il tycoon accennando poi al rischio che Pechino possa prendere il sopravvento sul canale. «Quando il presidente Jimmy Carter lo ha stupidamente ceduto, per un dollaro, spettava esclusivamente a Panama gestirlo, non alla Cina, o a chiunque altro», ha attaccato il presidente eletto insinuando che possa finire «in cattive mani». Gli Stati Uniti «devono riprendersi il canale perché è fondamentale per il commercio statunitense e per il rapido dispiegamento della Marina in caso di emergenza per la sicurezza. Il governo locale dovrà accettare la nostra richiesta», ha insistito durante l’evento in Arizona. Immediata la replica delle autorità del Paese. «Ogni metro quadrato del Canale appartiene a Panama e continuerà ad esserlo - ha replicato il presidente di Panama, José Raúl Mulino -. La sovranità e l’indipendenza del nostro Paese non sono negoziabili».

L’attacco di Trump sul canale è solo l’ultimo esempio del cambiamento che il presidente eletto imprimerà alla politica estera una volta tornato alla Casa Bianca soprattutto rispetto alla Cina e all’Europa. Si tratta senza dubbio di un confronto trasversale con la Cina che da parte sua assicura come il Canale di Panama «è una grande creazione del popolo panamense» e che «rispetterà sempre» la sovranità del Paese centroamericano su di esso, in riferimento alla minaccia del presidente eletto degli Stati Uniti, Donald Trump, di chiedere la restituzione di quella infrastrutture. La portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, ha dichiarato in una conferenza stampa a Pechino che il Dragone «ha sempre rispettato la giusta lotta del popolo panamense per la sovranità» sulle vie di trasporto e ha ricordato che «negli Anni 60 ebbero luogo manifestazioni su larga scala per mostrare un forte sostegno al popolo di Panama».

Addio Oms

Sul dossier ucraino, dopo le dichiarazioni di contatti diretti con Vladimir Putin annunciati ieri dal tycoon, è arrivata la replica del Cremlino. Al momento non ci sono piani per tenere un incontro di persona tra Vladimir Putin e il presidente eletto degli Stati Uniti, afferma il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. «Finora non ci sono stati impulsi concreti» per organizzare un incontro, ha detto, rispondendo a una domanda sulla possibilità di un faccia a faccia prima dell’insediamento di Trump.

Il team per la transizione di Donald Trump sta spingendo infine per far uscire gli Usa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità il primo giorno della nuova amministrazione. Per gli esperti questo avrebbe un impatto «catastrofico» sulla salute globale perché eliminerebbe la principale fonte di finanziamenti dell’Oms danneggiando la sua capacità di rispondere alle crisi di sanità pubblica come la pandemia di coronavirus.

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