Donald Trump inizia dall'immigrazione, il cavallo di battaglia che gli ha regalato la Casa Bianca nel 2016 e che ha contribuito in modo sostanziale alla sua vittoria contro Kamala Harris. Già lunedì, nel suo primo giorno alla Casa Bianca, il presidente eletto intende firmare un raffica di decreti esecutivi, circa un centinaio, la maggior parte dei quali dedicati alla stretta sui migranti.
Fra questi c'è l'avvio di un'operazione straordinaria a Chicago per rimuovere coloro che sono negli Stati Uniti illegalmente. 'Operation Safeguard' inizierà martedì, all'indomani dell'insediamento, e vi parteciperanno fra i 150 e i 200 agenti federali. La scelta di Chicago non è casuale: colpendola Trump e i suoi uomini vogliono inviare un messaggio chiaro alle altre città democratiche santuario, quelle che proteggono i migranti non aiutando le autorità federali a far rispettare le leggi sull'immigrazione. La polizia di Chicago assicura che "non interverrà e non interferirà con le agenzie governative che svolgono i loro compiti", anche se - ha spiegato il portavoce Don Terry - "non condividerà informazioni con le autorità federali per l'immigrazione".
Nel corso della sua campagna elettorale Trump ha promesso "espulsioni di massa" per i milioni di illegali che vivono negli Stati Uniti. Una promessa che, secondo un sondaggio del New York Times, il 55% degli americani vuole vedere rispettata. E che Tom Homan, lo zar del confine del presidente eletto, ha assicurato che sarà mantenuta con vaste operazioni a livello nazionale, da Los Angeles a New York, non escludendo neanche la separazione delle famiglie.
Donald Trump ha detto ai suoi collaboratori di voler andare in Cina nei suoi primi 100 giorni da presidente. Lo riporta il Wall Street Journal citando alcune fonti, secondo le quali il presidente eletto e il presidente Xi Jinping hanno parlato di un possibile loro incontro di persona nel corso del loro ultimo colloquio telefonico.
La squadra del presidente eletto sta valutando una proroga di 90 giorni per TikTok per evitare il divieto previsto dalla legge. "Se deciderò, lo annuncerò lunedì", ha detto Trump a Nbc, annunciando che alla fine della prossima settimana potrebbe volare a Los Angeles per toccare con mano i danni causati dagli incendi. "Ci sarei andato ieri ma penso sia meglio andarci da presidente. E' più appropriato", ha spiegato.
Nei primi intensi giorni da presidente, Trump è atteso anche alla prova di Davos, dove da lunedì si riunisce il gotha dell'economia mondiale e non solo. Il presidente eletto vi interverrà in videocollegamento il 23 gennaio e non è escluso che parli di quei dazi che ha promesso in campagna elettorale e che fanno temere una nuova ondata di protezionismo con conseguenze tutte da definire per l'economia globale. Nel mirino delle tariffe di Trump ci sono paesi alleati come il Canada e il Messico, ma anche quelli ritenuti più ostili come la Cina, per la quale non ha escluso dazi al 100%.
Con una squadra ancora da confermare - nessuno dei suoi nominati ha ricevuto ancora il via libera del Senato -, il presidente eletto si appresta da subito ad affrontare anche l'emergenza di un possibile default americano. Per evitare di superare il tetto del debito, la segretaria al Tesoro Janet Yellen ha avvertito che saranno necessarie misure di emergenza a partire dal 21 gennaio. Trump ha nominato Scott Bessent al Tesoro e, anche se una sua conferma appare scontata, un via libera ufficiale ancora non c'è. Nessuna approvazione neanche per Pete Hegseth, scelto da Trump per guidare quel Pentagono che ha un ruolo cruciale per la guerra in Ucraina e il sostegno a Israele. Sul fronte di Kiev il presidente eletto ha assicurato che lavorerà senza sosta per la pace, rinunciando però a dire che risolverà la guerra con la Russia in 24 ore, come ripetuto per mesi. In Medio Oriente la futura amministrazione si troverà a monitorare l'accordo sul cessate il fuoco fra Israele e Hamas, e lavorare a una pace definitiva.
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