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Ucciso dallo squalo a Marsa Alam, il subacqueo egiziano: «Si avvicinano alla riva e colpiscono più spesso»

3 giorni fa 1
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Nabil Abd El salam ha 38 anni e da quasi 20 è un istruttore di sub e snorkeling. Da sempre accompagna i turisti di tutto il mondo a fare le immersioni nelle acque di Marsa Alam, sul Mar Rosso. Le stesse acque dove ieri mattina Gianluca Di Gioia, romano di 48 anni, è morto dopo essere stato attaccato da uno squalo.

Nabil, lei è nato e cresciuto sul Mar Rosso, conosce molto bene la zona. Come si spiega questa tragedia? Erano già successi episodi simili?

«Sì, anche se molto raramente. Negli ultimi anni altri due turisti stranieri sono stati attaccati e uccisi da uno squalo. Anche loro stavano facendo snorkeling. Il pericolo infatti riguarda soprattutto le persone che fanno questa attività. Meno frequente, invece, per chi fa immersioni subacquee».

Come mai prima succedeva con meno frequenza?

«Perché ora gli squali si stanno avvicinando sempre di più alla costa, superando anche la barriera corallina. In passato era molto più raro che si spingessero così vicino alla terra, non se ne vedevano tanti. Io, infatti, in tutti questi anni di lavoro non ho mai assistito ad attacchi simili. Ma adesso non è più così».

Cosa li ha spinti ad avvicinarsi?

«Un po’ credo che sia una conseguenza del cambiamento climatico, ma incide anche la migrazione dei pesci. Quando ci sono le migrazioni dei pesci più piccoli vicino alla costa, gli squali, automaticamente, si spostano».

Quello che prima non era un problema quindi ora lo sta diventando. Cosa fate voi guide per tutelare i turisti?

«Ovviamente li avvertiamo dei pericoli in cui possono imbattersi nuotando in queste acque. Prima di fare ogni attività, infatti, io - come molti altri miei colleghi - organizzo sempre un piccolo corso in cui spiego ai clienti come comportarsi e soprattutto dico loro di non allontanarsi troppo dalla costa e da noi istruttori. È in mare aperto che la situazione diventa più pericolosa».

Quindi è sempre meglio immergersi e fare snorkeling accompagnati da persone del posto?

«Sarebbe meglio. Cosa sia successo in questo caso specifico non posso dirlo con esattezza perché non ero lì con queste persone, ma io noto che ci sono molti turisti imprudenti. Gente convinta che basti saper nuotare per poter andare ovunque. Ma non è così. Per questo noi del luogo cerchiamo sempre di invitare tutti alla prudenza. Noi guide così come anche i gestori degli alberghi».

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