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Ucraina, il 20% del territorio è controllato da russi. Dal Kursk al Donetsk: ecco cosa rischia di perdere Kiev

17 ore fa 1
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La guerra in Ucraina si gioca ormai non solo sul campo di battaglia, ma anche ai tavoli della diplomazia. E se i cannoni parlano con il fuoco, i negoziatori misurano le parole con il righello della strategia. Martedì 11 marzo, a Riad, Ucraina e Stati Uniti si siederanno attorno a un tavolo per discutere la pace, ma non sarà un pranzo di gala. L'incontro arriva dopo settimane di tensioni tra Kiev e Washington, con la Casa Bianca sempre meno incline a sostenere a oltranza la resistenza ucraina. "Non puoi dire 'Voglio la pace' e 'Mi rifiuto di scendere a compromessi su qualsiasi cosa'", ha dichiarato un funzionario statunitense a Yahoo News. Parole che suonano come un avvertimento.

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LA MAPPA DELLA GUERRA

Il nodo, come sempre, è la terra. La mappa della guerra racconta una storia amara per Kiev: il 20% del territorio ucraino è sotto il controllo russo, con Mosca che dal 2014 ha consolidato la sua presa sulla Crimea e su parte del Donbass. L'invasione del 2022 ha poi allargato la morsa russa su vaste aree del sud e dell'est, con recenti avanzate nella regione di Kharkiv. Secondo il Ministero della Difesa britannico, le forze russe stanno esercitando una "pressione crescente" lungo il fronte, mentre gli ucraini faticano a mantenere il controllo su Kursk, una delle poche aree di territorio strappate alla Russia. Il presidente ucraino Zelensky ha ribadito la sua linea dura: "Non possiamo legalmente riconoscere come russo nessun territorio occupato dall'Ucraina".

Eppure, nell'ombra, si parla di scambi territoriali.

LA MOSSA DEL CREMLINO

Dal Cremlino, Vladimir Putin osserva con la freddezza di un giocatore di scacchi. Il 7 marzo ha dichiarato che la Russia non rinuncerà ai progressi ottenuti sul campo di battaglia. Vuole garanzie di sicurezza e il riconoscimento delle annessioni delle quattro province ucraine di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhia. "Il presidente russo non vede la necessità di fare concessioni", ha scritto Thomas Graham del Council on Foreign Relations. Con un'economia che ha dimostrato resistenza alle sanzioni occidentali e un esercito che, nonostante le perdite, continua ad avanzare, Putin ha poche ragioni per cedere terreno.

DA CHE PARTE STANNO GLI STATI UNITI?

Negli Stati Uniti, il vento è cambiato con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il miliardario ha interrotto il flusso di aiuti militari a Kiev e sospeso la condivisione di intelligence, salvo poi fare marcia indietro parziale. Il segretario alla Difesa Pete Hegseth ha definito "irrealistico" il ritorno ai confini del 2014, mentre Trump stesso ha dichiarato che i russi "hanno combattuto duramente" e che "una parte" del territorio occupato potrebbe restare a Mosca. Secondo la NBC News, il presidente americano avrebbe detto ai suoi funzionari che per chiudere un accordo servono concessioni territoriali da parte di Kiev. In gioco c'è molto più di una mappa: ci sono vite, sovranità e il futuro dell'ordine mondiale. Il banco di prova è Riad. 

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