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Ue prevede sussidi per vendite veicoli elettrici per contrastare Cina. Ribera: «Su multe Co2 stiamo studiando soluzione europea»

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L'Ue sta valutando l'utilizzo di sussidi europei per aumentare la domanda di veicoli elettrici in modo da aiutare l'industria automobilistica in difficolta a contrastare la concorrenza cinese, ha detto Teresa Ribera, ex vicepresidente del governo di Madrid e prima vicepresidente della Commissione europea al Financial Times.  «Ha senso vedere come potremmo agire in una prospettiva paneuropea, per facilitare le misure invece di passare attraverso sussidi nazionali», ha spiegato Ribera precisando che i funzionari europei stanno ancora «definendo» le varie opzioni per il programma di incentivi. Comunque, la vicepresidente europea ha messo in guardia contro una «corsa in cui potremmo confrontarci con un modello nazionale rispetto a un altro».

La conferma di Ribera arriva dopo le dichiarazioni del cancelliere tedesco Olaf Scholz di questa settimana a Davos che ha parlato di un assenso di Bruxelles alla domanda di Berlino di armonizzare a livello europeo lo schema di sussidi. Per Ribera, un possibile programma di incentivi sarebbe «una delle diverse misure per sostenere un settore ritenuto vitale per l'economia europea». Le case automobilistiche europee «hanno bisogno di una visione completa su come aggiornare le loro capacita e recuperare terreno rispetto a quanto gia richiesto in tutto il mondo», ha affermato. 

Ribera ha comunque confermato la chiusura sul rinvio della scadenza del 2035 per la fine delle nuove vendite di motori a combustione interna perche «non ha senso riaprire la discussione quando cio fornisce una certezza e punirebbe i primi che l'hanno presa sul serio senza alcun potenziale vantaggio per coloro che devono ancora muoversi», ha affermato. Ma, ha aperto «alla flessibilita sugli obiettivi annuali di vendita di veicoli elettrici e sulle multe che le case automobilistiche devono affrontare per non averli rispettati», parlando di un «confronto aperto» con le case automobilistiche.

Ciononostante, per Bruxelles e importante «assicurarsi che questa legislazione venga applicata in modo tale da facilitare quello che e l'obiettivo principale» di eliminare gradualmente i motori a benzina e diesel. Ribera si e anche detta aperta all'estensione dei requisiti di trasferimento tecnologico per le case automobilistiche straniere che desiderano aprire stabilimenti di produzione all'interno dell'UE. Bruxelles ha affermato l'anno scorso che avrebbe richiesto alle aziende straniere che hanno ricevuto sovvenzioni UE per lo sviluppo di batterie di condividere parte della tecnologia con i partner locali.

La numero due della Commissione europea Teresa Ribera, responsabile della concorrenza e della transizione economica, ha indicato al Financial Times che l’esecutivo Ue sta preparando una soluzione europea per il settore auto, che sta rischiando multe per 15-16 miliardi di euro per il mancato raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni Co2 nel 2025: "Ha senso o capire in una prospettiva paneuropea come facilitare le misure invece di passare attraverso sussidi nazionali», ha detto riferendosi, scrive Ft, a un possibile schema di incentivi sarebbe una delle diverse misure per sostenere un settore ritenuto vitale per l'economia europea.

Ribera ha anche detto che la Commissione sarà aperta alla flessibilità sugli obiettivi annuali di vendita di veicoli elettrici e sulle multe che le case automobilistiche devono affrontare. L’apertura riguarderebbe anche i requisiti di trasferimento tecnologico per le case automobilistiche straniere che desiderano stabilire stabilimenti di produzione all'interno dell'Unone: Ribera ha indicato che c'è una "buona lezione da trarre" dalla Cina, che ha stabilito rigidi requisiti di joint venture e condivisione tecnologica quando le case automobilistiche europee vi hanno fondato fabbriche 30 anni fa.

La responsabile della concorrenza ha nuovamente escluso l’eventualità di rinvio della scadenza del 2035 per la fine delle nuove vendite di motori a combustione interna perché l'industria automobilistica vuole "prevedibilità e chiarezza”: "Non ha senso riaprire la discussione quando ciò fornisce una certa certezza e punirebbe i primi che l'hanno presa sul serio senza alcun potenziale vantaggio per coloro che devono ancora muoversi".

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