Donald Trump torna a farsi sentire con la sua retorica muscolare sulla crisi a Gaza.
"Hamas liberi tutti gli ostaggi e abbandoni la Striscia" altrimenti si scatenerà "l'inferno", è l'ultimatum lanciato dal presidente Usa, in una fase in cui la tregua tra la fazione palestinese e Israele è sempre più in bilico. La Casa Bianca, allo stesso tempo, nella consueta dinamica del prima minacciare e poi negoziare, ha dato il via libera a trattative dirette con Hamas per accelerare il rilascio degli ultimi prigionieri ancora nell'enclave, soprattutto quelli americani.
"Alla gente di Gaza: avete un futuro luminoso, ma non sarà così se trattenete degli ostaggi. Se lo fate, siete morti, prendete la decisione giusta", ha scritto Trump sul suo social Truth.
Avviso reiterato dopo un incontro con otto rapiti già rilasciati nelle ultime settimane: "Liberate tutti gli ostaggi ora, non dopo, e consegnate immediatamente i resti delle persone che avete ucciso, altrimenti per voi è finita". Poi, l'affondo finale: "Questo è l'ultimo avvertimento! Per la leadership (di Hamas) è arrivato il momento di lasciare Gaza, finché può. Nessun vostro membro sarà al sicuro se non farete ciò che dico".
Trump aveva già minacciato l'inferno a Gaza, ma ora si è spinto oltre, premendo subito per una Striscia senza Hamas.
Questo esodo forzato, del resto, sarebbe il punto di partenza per realizzare il piano del tycoon sul futuro dell'enclave: una lussuosa riviera costruita sulle macerie e senza palestinesi. In quest'ottica, l'ultimatum di Trump viene letto da Hamas come un assist a Israele perché abbandoni la tregua e riprenda a bombardare per distruggere definitivamente il nemico. Le parole del presidente Usa "complicano le questioni relative all'accordo di cessate il fuoco e incoraggiano l'occupante a evitare di implementarne i termini", ha detto il portavoce del movimento, Hazem Qasim, esortando Washington a fare pressione sullo Stato ebraico affinché accetti di passare alla seconda fase dell'intesa sottoscritta a metà gennaio, che prevede il cessate il fuoco permanente oltre al rilascio di tutti i restanti ostaggi.
Proprio per sbloccare il nodo rapiti gli Usa hanno avviato contatti diretti con Hamas. Contatti che, a quanto riferisce Times of Israel citando un funzionario, non sarebbero stati accolti di buon grado dal premier Benyamin Netanyahu. Secondo media sauditi, gli americani ai colloqui di Doha hanno insistito sulla questione dei prigionieri con doppia cittadinanza come primo passo per avviare discussioni più ampie: a Gaza ci sono un israelo-americano ancora vivo e i corpi di altri quattro.
Secondo quanto filtra, non è ancora stato raggiunto un accordo ma i negoziati, guidati dall'inviato di Trump sul dossier ostaggi Adam Boehler, non sono stati interrotti. Oltre alla questione principale, gli americani avrebbero proposta in questa sede anche un cessate il fuoco di 60 giorni in cambio del rilascio di 10 ostaggi, è filtrato da Sky News Arabic.
Intanto il Cairo ha preferito non commentare la minaccia di Trump ad Hamas. Il ministero degli Esteri egiziano si è limitato a ricordare che il piano arabo per la ricostruzione della Striscia non prevede alcun ruolo per il movimento islamico. La linea, si sottolinea, è di "continuare a collaborare strettamente con i nostri partner statunitensi e con il Qatar per portare avanti i negoziati" su Gaza. E anche da Washington sono arrivati segnali distensivi: il piano arabo sulla Striscia "è un primo passo in buona fede", ha fatto sapere l'inviato americano per il Medio Oriente Steve Witkoff.
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