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STRASBURGO – L’assicurazione sulla vita (politica) di Ursula von der Leyen è stampata su carta verde. La presidente della Commissione europea oggi potrà contare sul sostegno della pattuglia ecologista al Parlamento europeo, che chiederà di entrare strutturalmente nella nuova maggioranza europeista e in cambio offrirà il suo pacchetto di voti. Sulla carta sono 53, anche se più verosimilmente ne arriveranno 40-45: una quota comunque sufficiente per assicurare alla presidente uscente di mettersi al riparo dai franchi tiratori e superare senza troppi problemi il quorum dei 361 voti necessari. Uno scenario che di fatto renderà ininfluenti i 24 voti della delegazione di Fratelli d’Italia.
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Così come sembra esser stata ininfluente la decisione del Tribunale Ue che ieri ha censurato la Commissione per la mancanza di trasparenza sui contratti per i vaccini anti-Covid. Il ricorso era stato presentato proprio dai Verdi, che però alla vigilia del voto di oggi hanno volutamente evitato di cavalcare la questione, mentre la Sinistra ha chiesto di rinviare l’elezione.
Il pallottoliere di chi sta gestendo i negoziati stima circa 420 voti potenziali, che forse potrebbero scendere leggermente sotto quota 400 nel caso in cui i meloniani facessero un (inatteso) passo indietro. Dopodiché, nel segreto dell’urna tutto è possibile.
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Von der Leyen ha trascorso la giornata di ieri a mettere a punto il discorso che pronuncerà questa mattina alle 9 in Aula e a limare le linee-guida politiche che verranno distribuite ai gruppi. Ma non solo: la presidente uscente ha continuato i suoi colloqui individuali con gli eurodeputati che sono più a rischio defezione. L’opera di convincimento è stata più facile del previsto con i Verdi, che annunceranno ufficialmente il loro voto a favore dopo l’intervento in plenaria di Von der Leyen. La promessa di non voler fare passi indietro sul Green Deal, così come il riconoscimento ottenuto dagli altri gruppi con l’elezione dei vicepresidenti (l’ecologista è stato eletto al primo turno) hanno dato la spinta necessaria agli ecologisti per cambiare linea rispetto a cinque anni fa, quando non votarono la fiducia a Von der Leyen nonostante il lancio del Green Deal.
Ma per poter incassare un’elezione meno sofferta rispetto al 2019 – quando fu eletta con soli nove voti di margine – la presidente della Commissione ha bisogno di ridurre al minimo il numero dei franchi tiratori. E il timore è che la fetta più grossa si annidi proprio nel Ppe, il suo partito. Gli indiziati speciali sono i 4 sloveni del partito Sds, i 6 repubblicani francesi e i 5 austriaci della Övp. I primi due partiti avevano già votato contro di lei al congresso dei popolari di Bucarest, mentre il partito del cancelliere Karl Nehammer sembra esser rientrato nei ranghi, visto che anche il leader di Vienna ha votato a favore al Consiglio europeo. Non si possono certo escludere alcuni cani sciolti ribelli nelle singole delegazioni, ma la sensazione di chi ha il polso del gruppo è che si tratterà di numeri contenuti.
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Discorso simile anche nei socialisti, dove Von der Leyen ha lavorato in particolare sulla delegazione francese e su quella italiana. Se per il Pd si era già mossa nei giorni scorsi con una telefonata al presidente Stefano Bonaccini, anche l’opera di convincimento dei francesi sembra aver portato i suoi frutti: almeno 9 su 13 voteranno a favore. La situazione politica a Parigi, con i socialisti pronti a collaborare con i liberali di Macron, sta avendo un effetto positivo per Von der Leyen. Potrebbero mancare alcuni voti tra i bulgari e i danesi, ma l’italiana Pina Picierno – rieletta vicepresidente dell’Aula – ha spiegato che si tratterà di «distinzioni fisiologiche, ma il dialogo con la presidente è stato molto convincente e sono fiduciosa che nel nostro campo andrà tutto per il verso giusto». Per quanto riguarda il Pd, «credo che non ci sarà nessun franco tiratore».
Anche sul fronte dei liberali, si stimano una decina di franchi tiratori (su 77) membri. La delegazione nazionale più ostica è quella degli irlandesi, che hanno confermato il loro voto contrario. La ragione principale è legata alla linea tenuta da Von der Leyen sulla crisi in Medio Oriente, considerata troppo filo-israeliana.
Un sostegno fondamentale arriverà quindi dai Verdi, che promettono da tempo grande compattezza. I leader Bas Eickhout e Terry Reintke hanno incontrato Von der Leyen anche martedì sera per un nuovo faccia a faccia nel quale hanno confermato che annunceranno il loro sì dopo aver ascoltato le attese aperture nel discorso di questa mattina. «Dovrà garantire tre cose – ha spiegato ieri l’olandese Eickhout –: continuare a realizzare il Green Deal con un fondo per aiutare le aziende a diventare più verdi, intraprendere un’azione più dura contro gli Stati che violano lo stato di diritto, sostenere l’Ucraina e favorire una maggiore cooperazione nel campo della Difesa».
Contrari i Patrioti, i sovranisti e la Sinistra, il gruppo dei Conservatori lascerà libertà di voto. Con ogni probabilità, si esprimeranno a favore i tre fiamminghi della N-Va e i tre cechi di Ods (il partito del premier Petr Fiala), mentre voteranno certamente contro i polacchi del PiS e i romeni di Aur. E poi c’è il punto di domanda dei Fratelli d’Italia.