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Tommaso Montesano 14 gennaio 2025
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«Pazzesco quello che sta succedendo». Torino, Milano, Busto Arsizio, Brescia, Bologna, Roma. La mappa delle agitazioni provocate dal “caso Ramy” è in continuo aggiornamento. Così come la contabilità degli operatori delle Forze dell’ordine feriti sul campo, per fronteggiare le manifestazioni “spontanee” organizzate nel nome del 19enne egiziano morto a Milano lo scorso 24 novembre. «Il clima si sta facendo sempre più pesante. Di grande tensione», ammette uno dei poliziotti che sabato sera, nella Capitale, ha dovuto vedersela con gli oltre 300 appartenenti all’area antagonista che hanno scatenato il caos in piazza dei Sanniti, nel quartiere romano di San Lorenzo, zona est della città. Otto suoi colleghi sono rimasti feriti: sette della questura, uno del commissariato di zona. Dieci, invece, gli operatori della sicurezza colpiti a Bologna.
Il timore, condiviso da Viminale e questure delle città interessate dai disordini, è che ormai ci si trovi di fronte a un’escalation. Con un obiettivo preciso: alzare il livello dello scontro fino al punto di non ritorno. «Puntano a fare male, a farci scappare il morto», dice senza mezzi termini Domenico Pianese, segretario generale del sindacato di polizia Coisp, per il quale «non possiamo più limitarci a parlare di scontri».
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DISEGNO EVERSIVO
I segnali delle ultime “manifestazioni” sono inquietanti proprio perché concordanti: tutte le proteste si sono svolte la sera, suppergiù nello stesso momento, tutte non erano state autorizzate né preavvisate. E più manifestazioni nello stesso momento significano una cosa sola: che sono coordinate per impedire il concentramento degli operatori della sicurezza e favorire, così, i disordini. Una ricostruzione confermata in serata dallo stesso ministero dell’Interno, secondo cui siamo in presenza di una «chiara strategia» che punta a destabilizzare e a creare incidenti.
«L’onda partita da Corvetto è mutata di intensità», osserva ancora Pianese. «Tutto fa capire che ormai si è creata una saldatura che dimostra l’esistenza di un disegno eversivo». Dai “teatri operativi” arrivano altri segnali: le transenne e i cartelli stradali usati come ariete contro gli agenti, ma soprattutto le bombe carta. «Nelle ultime tre manifestazioni, a Milano, Bologna e Roma, erano ad alto potenziale. Due di queste hanno ferito gli operatori: a Bologna ha spezzato in due uno scudo in plexiglass, provocando un ematoma al torace al nostro collega, a Roma è scoppiata a poca distanza dalla testa. Solo per un miracolo non ha subìto danni ancora più gravi».
E ancora: «Un altro collega ha riportato la frattura del polso sinistro, un altro la frattura della spalla destra, un terzo ha perso un dente dopo essere stato colpito al volto con un tavolino lanciato dai manifestanti». Insomma, «c’è la volontà di cercare la tragedia». Quanto accaduto a Roma porta con sé altre considerazioni che in queste ore circolano tra le Forze dell’ordine. Sabato sera è stata necessaria una caricadi contenimento per proteggere gli uomini della questura e del reparto mobile impegnati a San Lorenzo. Un’azione necessaria, ma di impatto, che non a caso ha suscitato qualche polemica politica. «Il timore è che possano spingerci ad assumere iniziative sempre più forti, dalle quali potrebbe scapparci se non il morto, sicuramente il ferito. Ma come possiamo agire per mantenere l’ordine pubblico con il pensiero delle possibili conseguenze? Il clima è questo», confessa uno degli uomini in servizio durante il sabato nero della Capitale. Il ragionamento è questo: «Malgrado la vicinanza del governo, sappiamo bene come andrebbe a finire in questi casi. Ripartirebbe il coro sui numeri identificativi da apporre sui caschi e ci sarebbero le inchieste giudiziarie sugli eccessi di legittima difesa. Nonostante le violenze, saremmo noi ad essere messi alla gogna. Ecco perché siamo in difficoltà...».
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SOLO UN PRETESTO
La certezza, al momento, è una sola: non finirà qui. D’ora in avanti ogni pretesto sarà buono per tornare in piazza. «La realtà è solo una: a questi delinquenti non interessa nulla di Ramy, così come non interessava nulla della Palestina e altro. A questi criminali interessa cavalcare la situazione di turno per seminare violenza», osserva Fabio Conestà, segretario generale del Movimento sindacale del Mosap. «Il questore ha ordinato la carica per tutelare l’incolumità dei poliziotti attaccati con ordigni e oggetti contundenti. Il nostro sbarramento ha tenuto fino a quando non era gravemente in pericolo l’incolumità degli operanti e il numero di feriti lo testimonia. Basta strumentalizzare tragedie per creare scompiglio, chi fa questo deve essere arrestato e scontare la pena in carcere. Non ci sono altre alternative».