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Vogliono sabotare la collaborazione tra Palazzo Chigi e il Colle

8 ore fa 1
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Fausto Carioti 17 gennaio 2025

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Montare la polemica contro la polizia per le perquisizioni cui sono state sottoposte le attiviste di Brescia, e contro i carabinieri per la morte di Ramy Elgaml, non serve solo a strizzare l’occhio a chi protesta e ad accusare il governo di incoraggiare comportamenti brutali. La partita che sta giocando la sinistra è più complessa e include il tentativo di minare il rapporto istituzionale tra Giorgia Meloni e Sergio Mattarella su due provvedimenti chiave del governo: il disegno di legge sulla sicurezza, che introduce nuovi reati e aggravanti, e la norma che dovrebbe tutelare gli agenti dall’iscrizione «per atto dovuto» nel registro degli indagati, dopo che sono stati costretti a sparare contro un aggressore per difendere se stessi o altri.
L’opposizione alza il livello dello scontro su questi episodi per creare un clima ostile ai due provvedimenti e sabotare la collaborazione tra palazzo Chigi e il Quirinale. Spetta al capo dello Stato, infatti, promulgare le leggi approvate dal parlamento: cosa che può rifiutarsi di fare qualora le ritenga manifestamente incostituzionali.

Il problema, per l’opposizione, è che la collaborazione tra gli uffici di Mattarella e quelli di Meloni funziona. Già prima di Natale, dal Colle hanno segnalato che il ddl sicurezza contiene alcune di quelle che in gergo giuridico sono chiamate «criticità»: norme che rischiano di andare in conflitto con la Costituzione o con i trattati internazionali sottoscritti dall’Italia. Riguardano il divieto di vendere sim telefoniche a stranieri senza titolo di soggiorno; l’automatismo per cui le donne incinte o con figli di età inferiore a un anno, se condannate, debbono comunque finire in carcere (più corretto che decida il giudice caso per caso, è stato fatto notare); le aggravanti per chi usa violenza o minacce per impedire la costruzione di un’opera pubblica o di un’infrastruttura strategica (è necessario che la fattispecie di queste opere sia ben definita) e l’introduzione del reato di «resistenza passiva» per i detenuti, che avrebbe senso solo se nel carcere ci fosse un’emergenza reale. Da rivedere pure la cancellazione delle attenuanti in caso di reati contro i pubblici ufficiali.

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Punti su cui a palazzo Chigi hanno convenuto che è meglio intervenire, anche per evitare che lo faccia poi la Corte Costituzionale. Al Quirinale, nel governo e nella maggioranza, dove pure non sono mancate frizioni con la Lega, si considera quindi la pratica avviata a soluzione. I tanti che nel centrodestra temono tempi lunghi avranno la garanzia di una rapida approvazione del testo modificato. Discorso simile per le tutele che il governo intende introdurre in favore di poliziotti e carabinieri. Non c’è ancora un testo scritto, gli uffici legislativi di Carlo Nordio contano di produrlo entro pochi giorni. Di sicuro le nuove norme non saranno inserite nel ddl Sicurezza, ma introdotte con un provvedimento a parte, probabilmente un disegno di legge collocato su una “corsia preferenziale” del parlamento per approvarlo velocemente.

Non sarà uno «scudo», ha assicurato il guardasigilli: «Non si è mai parlato di scudo penale». Lo scopo, infatti, non è assegnare agli uomini in divisa immunità particolari, che violerebbe il principio di uguaglianza dinanzi alla legge (punto sul quale già insiste la sinistra). Si tratta, invece, di evitare due problemi: il primo è che l’iscrizione nel registro degli indagati diventi «un marchio d’infamia, una condanna anticipata e talvolta addirittura una preclusione all’assunzione di cariche pubbliche». Il secondo è la sospensione dello stipendio dell’agente indagato, che può essere decisa dal pm e dura sino al termine del procedimento: spesso a lungo, dunque.

Tra le soluzioni allo studio c’è la creazione di un elenco a parte per carabinieri e poliziotti indagati per vicende in cui, con ogni evidenza, hanno agito per svolgere il loro dovere. Come il maresciallo dell’Arma che a Rimini ha ucciso l’uomo che aveva accoltellato quattro persone e stava per avventarsi su di lui. Costoro, oltre ad avere la tutela legale, potrebbero contare su tempi d’indagine molto rapidi. Una soluzione che non violerebbe il principio dell’uguaglianza dinanzi alla legge e dunque passerebbe il vaglio del Quirinale. I problemi veri, insomma, potranno venire solo dalle piazze.

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