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Volkswagen in crisi, la fabbriche chiudono e i lavoratori sono senza impiego: via agli scioperi

1 mese fa 3
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E adesso partono scioperi durissimi in Germania da parte dei lavoratori per via della questione Volkswagen. In particolare l’intero comparto automobilistico in Germania si trova in profonda crisi. Si parla di molteplici fabbriche che chiudono e di tantissimi lavoratori che si trovano repentinamente senza impiego.

Come è noto, infatti, il comparto automobilistico, trainante in area teutonica, risulta davvero in crisi per più motivi. E la Germania stessa, a ben vedere, sembra ormai entrata in una fase di palese recessione, come anche gli organi della stampa ufficiale, o detta anche mainstream, apertamente ammettono. Ci sia allora consentito svolgere una duplice, pur telegrafica, considerazione sul tema.

Anzitutto, segnaliamo senza ambagi e senza perifrasi edulcoranti, che questi scioperi teutonici sono sacrosanti. A differenza di quello che sta accadendo in Italia, dove lo sciopero viene utilizzato soltanto in chiave politica per prendere posizione contro il governo, certo criticabilissimo, di Giorgia Meloni, in Germania lo sciopero è di ben altra natura e risulta non solo legittimo ma di più sacrosanto. L’ho già detto più volte.

Dov’erano i sindacati italiani quando c’era l’infame tessera verde della discriminazione che umiliava platealmente il mondo del lavoro? Dov’era in particolare Landini che adesso si è riscoperto barricadero quando vi era l’infame tessera verde della discriminazione? Non abbiamo dimenticato che sulla sette egli diceva che non sarebbe sceso in piazza contro l’infame Tessera Verde perché era favorevole al Siero Santissimo e sempre laudando. Anzi, Landini proponeva di renderlo obbligatorio per tutti. E perché i sindacati indicano ora lo sciopero contro il governo Meloni come via di risoluzione dei conflitti, quando il governo Meloni sul piano del lavoro sta facendo sostanzialmente le stesse cose del precedente governo, al cui cospetto però non venivano indetti scioperi? Sotto questo riguardo possiamo ben dire che la Germania ci dà una ottima lezione su cosa sia lo sciopero e su quali siano le sue vere motivazioni.

Voglio ricordare, una volta di più, che il governo Meloni si caratterizza senz’altro per politiche regressive sul lavoro, intese come semplice applicazione del neoliberismo fanatico. Ma non era forse lo stesso con il precedente governo, ugualmente liberista ed ugualmente nemico del lavoro, dell’euroinomane di Bruxelles Mario Draghi, colui dal quale Mario Landini si lasciava porre la mano sulla spalla tranquillamente, come se fosse la cosa più ovvia? Come sappiamo la Germania è da sempre la forza trainante dell’Unione Europea. Ma cosa accade quando tale forza trainante entra in crisi? Si pongono forse le basi per una crisi generale dell’intera Unione Europea? Bisognerebbe allora ormai riconoscerlo palesemente e senza infingimenti.

L’Unione Europea, vale a dire l’unione delle classi dominanti europee contro le classi lavoratrici e i ceti medi d’Europa, è un fallimento su tutta la linea. Fallimento sul piano economico, dato che fa valere il neoliberismo selvaggio all’insegna del competitivismo neocannibalico estremo. ma fallimento anche sul piano geopolitico, data la subalternità indecente dell’Europa tutta all’imperialismo della civiltà del dollaro.

Si tratta peraltro di un fallimento che potrebbe presto portare al crollo dell’edificio eurocratico. Non per caso, già da tempo in Germania stanno prendendo piede forze che, dal partito AFD fino a quello di Sarah Wagenknecht, palesemente fanno dell’uscita dall’euro e dall’Unione Europea, il proprio Ubi consista. Dunque chissà, forse ci troviamo al cospetto del tramonto dell’Unione Europea, a partire proprio da quella Germania che ne rappresentava il cardine.

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