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VOTAntonio | Casta continua. L'eterno ritorno dei furbetti della politica

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Mercoledì, le due parti hanno reso noto che istituiranno una commissione congiunta per supervisionare la “partenza degli elementi francesi”, nonché “la restituzione delle basi” entro lo scadere del 2025. Certo, Parigi e Dakar hanno precisato di voler lavorare a “un nuovo partenariato per la difesa e la sicurezza”. Resta comunque il fatto che l’Esagono vede ulteriormente ridursi la propria già precaria influenza sul Sahel e, più in generale, sull’intero scacchiere africano.

Il mese scorso, la Francia ha completato il ritiro dei propri soldati dal Ciad. Sempre a gennaio, è stato inoltre annunciato un prossimo addio delle truppe di Parigi alla Costa d’Avorio. Tutto questo, senza trascurare che, negli ultimi tre anni, Mali, Niger e Burkina Faso sono progressivamente entrati nell’orbita geopolitica della Russia. Addirittura, nel 2023, questi tre Paesi hanno siglato un patto di sicurezza: un autentico schiaffo tanto all’Ecowas quanto alla stessa Francia.

Insomma, per Emmanuel Macron il dossier africano si è progressivamente trasformato in un incubo. Il nodo, per lui, non è soltanto politico, economico e di prestigio. Il problema riguarda anche la credibilità francese nel settore della Difesa: soprattutto alla luce del fatto che l’inquilino dell’Eliseo ha sempre voluto rendere Parigi un punto di riferimento per l’Ue esattamente in questo comparto. Ma c’è dell’altro. La crescente debolezza francese nell’area si è trasformata in un problema anche per gli Stati Uniti che, l’anno scorso, si sono de facto ritrovati costretti a ritirare il proprio personale militare dal Niger.

Si tratta di un elemento, questo, che di certo non sfugge a Donald Trump. Un Trump che, rispetto al primo mandato, sembra più interessato al continente africano: ha ordinato dei bombardamenti contro l’Isis in Somalia, mentre i vertici di Africom si sono recentemente incontrati con il generale libico, Khalifa Haftar. Senza trascurare le tensioni tra l’attuale Casa Bianca e il governo di Pretoria. Probabilmente Trump teme l’incremento dell’influenza sino-russa sullo scacchiere africano e vuole contrastarla. Di certo, sa di non poter fare affidamento sulla Francia. Per questa ragione, l’Italia potrebbe avere un’ottima opportunità soprattutto nel quadro del Piano Mattei. E’ quindi proprio sul dossier africano che la sponda tra Trump e Giorgia Meloni potrebbe ulteriormente rafforzarsi.

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