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Venti uomini in mimetica presidiano la hall del Parco dei Principi. Mitra alla mano. Si apre l'ascensore. Sull'attenti: è Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino si avvia alla porta e parla in esclusiva al Messaggero: «Meloni aiuterà l'Ucraina con Trump? Mi fido di lei». Sorride. Fa un cenno con la testa. Ha il volto stanco. Ieri era a Palazzo Chigi con la presidente del Consiglio. È andata bene. Il presidente ucraino lo conferma a questo giornale. «È stato un incontro molto positivo. Ho un ottimo rapporto con il Primo ministro». Pausa. Si ferma di nuovo, il corteo ha già le sirene spiegate. «E la ringrazio per il supporto che sta dando all'Ucraina».
Zelensky, le parole del presidente ucraino in visita a Roma
Un gruppo di agenti lo attende davanti alla carovana di blindati.
Vogliono un selfie. Si presta, sorrisi: click. C'è tempo per un'ultima domanda, mentre entra nell'auto. Ieri Donald Trump, l'uomo che dal 20 gennaio avrà in mano i destini del mondo, ha annunciato che intende incontrare Vladimir Putin. Le cose si muovono in fretta. Vuole una tregua muscolare, chiudere in tempi rapidi la guerra che da tre anni sta martoriando l'Ucraina. E Zelensky? Presidente, lei è pronto a incontrare Putin? Si ferma un'ultima volta. Ci guarda. Fa un sorriso. Amaro. Entra nell'auto. Ieri ha promesso che si impegnerà perché la guerra finisca nel 2025. È stanco anche lui. Forse non è ancora tempo per guardare negli occhi l'uomo che ha invaso e massacrato il suo Paese per soddisfare le sue mire imperialiste. Forse.