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“Lei sa come si fa l’allenatore? Io non so come si fa il giornalista…Ma non dovete capire voi, dovete fare solo delle domande, che è diverso.”
Estratto di una discussione già tristemente nota nel post partita di Juventus Genoa, che vede protagonista Max Allegri ai microfoni di Sky. Furio Focolari non ci sta e attacca: “Una pagina tristissima di questo allenatore che ha perso completamente il lume della ragione. Arrogante, maleducato. La domanda non aveva nulla di cattivo, era una domanda logica, lui poi dice io non so fare il giornalista e poi invece vuole fare il giornalista, perché pretende che sia lui a stabilire quali debbono essere le domande giuste o intelligenti e aveva di fronte un giornalista che è stato anche direttore di giornale, che ha una carriera importante da tanti anni, io non ho parole, Questi vanno avanti così e credono di essere Dio in terra, ma non sono Dio in terra“.
Di parere identico Stefano Agresti: “E’ effettivamente un atteggiamento inaccettabile quello di Allegri. Tra l’altro parlare di intelligenza è veramente una reazione profondamente maleducata, ingiusta, che lascia trasparire il suo stato d’animo, ma a noi francamente dello stato d’animo di Allegri interessa fino a un certo punto, nel senso che lui deve comportarsi con educazione e con rispetto del lavoro degli altri. Il mestiere del giornalista prevede che si facciano delle domande, quella fra l’altro mi sembrava anche una domanda che aveva un senso, per cui francamente la reazione è completamente sproporzionata”.
Lapidario Tony Damascelli: “Ritengo che questa sia la Juventus di oggi. Io non ho stupore, non sono sorpreso, Manca un capo, manca una squadra. Chi pensa ancora allo stile Juventus, alla forza della Juventus, vive in un altro mondo. La Juventus di oggi è questa, con Giuntoli che è preso in mezzo, perché non può intervenire, perché manca innanzitutto il denaro e poi aspetta che la proprietà si faccia viva, ma la proprietà in questo momento ha alte preoccupazioni tra un drone e l’altro ed è una situazione che ribadisce quello che io sostengo da anni. La storia della Juventus, così come la storia della fabbrica di riferimento, è finita. È una squadra importante che fa risultati, che ogni tanto vincerà, che ogni tanto perderà, ma non ha più l’identità e i connotati che abbiamo conosciuto per un secolo”