Altri tre giorni di rivolta nel carcere delle Vallette a Torino, due agenti aggrediti da un detenuto

Altri tre giorni di ordinario caos quelli di giovedì 18, venerdì 19 e sabato 20 luglio 2024 nel carcere delle Vallette a Torino. Nel padiglione C circa 250 detenuti sui 430 presenti si sono rifiutati di entrare nelle celle, per protestare contro la struttura fatiscente e la lentezza burocratica di alcune procedure. L'Osapp, sindacato di polizia penitenziaria, denuncia che "per tentare di gestire la situazione gran parte del personale si è dovuto trattenere in loco  per oltre dieci ore continuative, prestando un servizio assolutamente imprevisto ed altamente stressante. Il personale oramai è completamente stremato, non ce la fa più e a tale riguardo, chiediamo al datore di lavoro di far intervenire il medico competente a tutela della salute dei poliziotti. Lo stress psicofisico, più che giustificabile, del personale è giunto a livelli inauditi, tanto che determina un numero importante di assenze per malattia".

Intanto all'ora di pranzo di ieri, sabato 20, due agenti sono stati aggrediti a calci e pugni da un detenuto straniero che era stato richiamato per non avere rispettato le regole in materia di videochiamate. Entrambi sono stati trasportati all'ospedale Maria Vittoria dove sono stati medicati e dimessi con quattro giorni di prognosi ciascuno. "Siamo giunti alla 35esima aggressione e a 39 agenti feriti dall’inizio del 2024 - dice Leo Beneduci, segretario generale dell'Osapp -. Un'indecenza unica e pure tutto silente. Oramai la politica ci ha completamente abbandonati, è completamente lontana dalla realtà. Oramai non abbiamo più parole. Il sistema penitenziario italiano è alla deriva ci appelliamo al presidente della Repubblica Mattarella affinché dichiari lo stato di emergenza delle carceri. Speriamo che al sit-in del 22 luglio, che avrà luogo davanti all’ingresso delle officine Ogr, il giorno in cui si insidierà il nuovo consiglio regionale del Piemonte, dalle 10 alle ore 14, intervengano tutte le istituzioni tutte le associazioni e tutti i politici per sentire il personale che opera nell’inferno delle nostre carceri".

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