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Andrea Dini, l?avvocato morto suicida durante le indagini per truffa: il salto nel vuoto e quel furto nel giorno dei funerali

6 mesi fa 12
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FROSINONE - Quando la sera del 18 luglio di un anno fa l’avvocato Andrea Dini, 50 anni, si lanciò nel vuoto dalla finestra del proprio studio legale in via Kennedy, al sesto piano, circolò subito il sospetto che quel gesto estremo potesse essere legato ad un’inchiesta sulle truffe assicurative che lo vedeva coinvolto. A trovare il corpo senza vita furono alcuni passanti. Gli occhi dell’uomo erano coperti da una benda. Un modo forse per vincere l’ultima paura del vuoto davanti ai venti metri di altezza che lo separavano dalla morte. Ma perché l’avvocato aveva deciso di farla finita?

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Qualche collega, all’indomani della tragedia, aveva raccontato che aveva notato comportamenti strani da parte della vittima. Era pensieroso, nervoso, con reazioni spesso incontrollate, senza un apparente motivo. A far sospettare che qualcosa non quadrasse dietro quel gesto estremo fu il fatto che gli accertamenti della polizia giudiziaria partirono subito spediti, senza nemmeno la denuncia della famiglia. Procedura inconsueta per un suicidio. Immediatamente dopo la tragedia vennero sequestrati sia lo studio legale che i computer. Come se gli investigatori sapessero dove dovevano andare a parare. Ora sappiamo perché. Lo studio legale di Andrea Dini, dopo un esposto, era finito sotto la lente dell’autorità giudiziaria. C’era stato un esposto. E l’avvocato, con tutta probabilità, aveva saputo che la polizia stradale aveva cominciato ad indagare su di lui. A quel punto l’avvocato si è sentito braccato e in un momento di disperazione e paura per le conseguenze ha deciso di farla finita? Questo fu il primo sospetto degli investigatori che ha trovato poi conferma nel prosieguo degli accertamenti. Secondo le accuse le frodi assicurative avrebbero fatto capo al suo studio legale. E le persone colpite da misure cautelari erano tutti suoi collaboratori.

I LADRI IN CASA

Ad infittire il giallo fu un’altra circostanza che apparve per certi versi inquietante. Il sabato successivo al suicidio, mentre erano in corso i preparativi del funerale, ci fu un furto in casa dell’avvocato. I ladri praticarono un foro di modeste dimensioni in una parete. Nell’abitazione non c’era una cassaforte, i malviventi misero tutto a soqquadro ma avrebbero portato via solo oggetti di piccolo valore. Un furto che venne giudicato anomalo e alla luce dell’inchiesta della Procura lasciava sul campo un interrogativo: chi è entrato nella casa cercava altro?

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