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La società di oggi è molto più complessa e ricca di sfumature del passato, a cominciare dalle relazioni che si instaurano tra i partner. Anche una storia a distanza tra due persone non sposate, ha lo stesso peso - a livello legale (e delle conseguenze che ne derivano) - di un matrimonio in cui i coniugi vivono sotto lo stesso tetto.
A stabilire questo prinicipio è la prima sezione civile della Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso di Paolo D. che ha chiesto la revoca dell’assegno divorzile versato fino a quel momento all'ex moglie, conseguentemente al fatto che lei aveva costituito "un nuovo nucleo relazionale stabile con altra persona" e che quindi erano cambiate le sue condizioni economiche, e con esse "il pregresso assetto
patrimoniale". E questo vale anche se si tratta di un rapporto a distanza. Infatti "non basta pertanto rilevare che i partner - precisano gli Ermellini - abbiano due distinte abitazioni per escludere il progetto di vita comune".
LA VICENDA PROCESSUALE
Il 21 giugno 2022 la terza sezione civile della Corte d'appello di Genova, "ritenendo non provata la nuova convivenza della ex-moglie", aveva deciso di ripristinare l'asseno divorzile nella sua entità originaria: 900 euro. Oltre a specificare che la signora era ancora disoccupata e impossibilitata a trovare un lavoro per via dei suoi problemi di salute, i giudici di secondo grado hanno specificato che: "L’istruttoria svolta in primo grado ha consentito di accertare la sussistenza di una mera relazione sentimentale tra la sigora" Laura e il suo nuovo compagno. "È incontestato che quest’ultimo risieda in Germania mentre lei risieda a Genova. Ma il fatto che i due viaggino insieme o che ricevano le visite nel luogo di residenza da parte dell’altro partner non dimostra una stabile ed effettiva convivenza degli stessi, essendo tali elementi indicativi di una mera relazione a distanza con i rischi che tale tipo di rapporto comporta, proprio in termini d’instabilità e di mancanza di certezze sull’evoluzione dello stesso, di talché non si può ritenere in tale condizione raggiunta la prova di un comune progetto di vita con formazione di una nuova famiglia di fatto da parte" dei due.
UNA SOCIETÀ NON PIÙ STATICA
Di tutt'altro avviso i giudici della Suprema Corte. "Non è condivisibile la motivazione della Corte di Appello, la quale esclude la nuova convivenza, in mancanza di stabile coabitazione, senza alcuna adeguata (e solo apparente) motivazione sul punto", si legge nella sentenza dello scorso primo febbraio. "Non basta pertanto rilevare, come ha fatto il giudice di merito, che i partner abbiano due distinte abitazioni (per quanto poste in città diverse), per escludere il progetto di vita comune e la relazione stabilmente more uxorio, potendo questa oggi declinarsi in forme assai distanti rispetto al modello di una società statica", spiegano gli Ermellini. Per questo la Corte di appello di Genova "dovrà accertare se quella distanza comprenda un diverso modo di vivere la relazione piena e stabile, fatta di solidarietà tra i partner, come se si trattasse di coniugi che seguono un progetto comune di vita e di sussidio reciproco".