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ROMA Dicono alla Sapienza, la più grande università romana: «Ogni giorno, gli studenti si svegliano chiedendosi se assisteranno a scene di violenza, a risse, a lanci di bombe carta, o a scene di delirio, di festa sfrenata e atteggiamenti che hanno poco a che fare con le motivazioni della protesta». A Torino e Milano ci sono lezioni online: a causa delle università occupate, si sono spostate all'indietro le lancette dell'orologio e si è tornati alle videocall come ai tempi del Covid perché nelle aule, in alcuni casi, non si può entrare. A Bologna, l'altra sera, la protesta di poche decine di persone ha spezzato in due il Paese, visto che la marcia a favore della Palestina ha invaso i binari nella parte in superficie della stazione, causando ritardi ai treni regionali e agli intercity. E da oggi le tende degli studenti che occupano sono ricomparse a Scienze politiche, ma anche nella vicina Forlì, dove c'è la sede distaccata e, sia pure con un certo ritardo rispetto al resto d'Italia, è comparsa una acampada pro Palestina, vicino al Campus. A Roma, nel cuore del gigante dell'Università La Sapienza, la presenza della tendopoli con qualche decina di manifestanti si sta trascinando da qualche settimana, ma l'estensione della cittadella universitaria è tale da assorbire tutto: esami e lezioni non si sono fermate e oggi ci sarà la nuova edizione dei Sapienza Career DaysStem dedicata all'incontro tra domanda e offerta di lavoro. Ma l'altro giorno nel Consiglio di amministrazione, sono state diffuse le immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza, dove si vedono alcuni atti vandalici: serrature danneggiate, vetrate infrante, per non parlare delle centinaia di scritte pro Gaza, anti Israele e anti rettrice, comparse sui muri. In totale i danni - è stato spiegato sempre nella riunione del cda - ammontano a 270mila euro. È possibile che qualche decina di studenti possa tenere in ostaggio un'università con 120mila iscritti?
LE VOCI
«Questo è il nodo - racconta Lucia Lombardo, 25 anni, rappresentante degli studenti nel cda per la lista Sapienza Futura - viene scavalcato qualsiasi principio democratico di rappresentanza. Noi abbiamo preso 20mila voti, eppure loro in 30-40 pretendono di parlare a nome di tutti. Gli studenti vengono a raccontarci che sono disorientati e spaventati per ciò che sta succedendo dentro l'università. Siamo tutti preoccupati per l'azione militare a Gaza, ma non è in quel modo che si difendono i palestinesi. Anzi, con violenze e atti vandalici si va a macchiare una battaglia giusta. Le bombe carta che hanno fatto esplodere durante il corteo a cosa servono? E le scritte sui muri?». Non si tratta di una normale dialettica tra una minoranza che protesta e una maggioranza silenziosa. Qui c'è un gruppo minuscolo - 30-40, al massimo 300 durante i cortei, rispetto a 120mila - che si arroga il diritto di parlare a nome di tutti. Per questo l'altro giorno i rappresentanti degli studenti hanno spiegato nel corso dell'intervento nella riunione del cda della Sapienza: «Gli orrori che si stanno perpetrando in Palestina, e non solo, meritano attenzione da parte del Governo e da parte di tutte le istituzioni. Ma la maggioranza del nostro Ateneo è stanca del clima di violenza e devastazione presente in Sapienza. La violenza non si può combattere con altra violenza, né con atti vandalici o occupazioni abusive. Un ideale di pace non può giustificare l'azione di chi, per farsi sentire, distrugge un bene comune. Le pareti della nostra università sono imbrattate di scritte di odio contro tutti, contro i nostri colleghi, contro la Rettrice, contro le istituzioni, persino contro artisti, facendo ironia e perdendo di vista il senso reale della protesta. Anche la sede destinata alle rappresentanze democraticamente elette, la nostra unica sede, e persino le bandiere della Pace che abbiamo esposto, sono state imbrattate da insulti nei nostri confronti».
A TORINO
All'Università di Torino - dove si è anche visto un imam tenere il sermone con le studentesse tristemente divise dai colleghi maschi da una rete - va persino peggio. Le lezioni si fanno online a causa dell'occupazione e l'associazione RunUniTo ha raccolto 400 messaggi di denuncia degli studenti: «Ho paura di perdere l'anno», «non potrò sostenere gli esami», «sto considerando di interrompere gli studi in questo clima di guerriglia», «gli ideali pro Palestina sono condivisibili, ma un'occupazione così lunga ha perso ogni significato». A Milano la procura ha aperto un fascicolo per il reato di occupazione abusiva per l'acampada alla Statale; docenti e studenti hanno scritto almeno due lettere per chiedere ai vertici dell'università di intervenire per consentire le lezioni in presenza. Ora l'attenzione è rivolta al fine settimana: per sabato a Roma è prevista una manifestazione nazionale contro il governo, nei due giorni successivi ci sarà, proprio alla Sapienza, un'assemblea di chi sta occupando gli atenei italiani.