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«È ancora troppo presto per giudicare le ricadute del dibattito presidenziale, ma i sondaggi suggeriscono che Kamala Harris potrebbe essere pronta a guadagnare»: questa analisi è stata scritta ieri dal New York Times, qualche ora prima degli spari vicino al campo da golf in Florida e al tentativo di Ryan Wesley Routh di uccidere Donald Trump. Mancano 50 giorni al 5 novembre quando gli americani decideranno chi deve succedere a Joe Biden alla Casa Bianca, ma questa campagna elettorale sta mostrando di essere così densa di eventi e cambiamenti repentini, da spazzare via il ricordo di ciò che era successo poco prima e che sembrava svere segnato inesorabilmente l'esito finale.
Altro che cigno nero, siamo di fronte a una invasione di cigni neri: un presidente in carica che appare confuso al dibattito in tv e si deve ritirare a corsa già iniziata (Biden); i processi che inseguono lo sfidante (Trump); un 21 enne che con un fucile di precisione colpisce di striscio a un orecchio Trump durante un comizio in Pennsylvania; la nuova candidata dem (Harris) che oggettivamente batte Trump durante il dibattito elettorale; infine un nuovo tentativo di uccidere il candidato repubblicano.
Gli effetti
Per ogni evento, per ogni cigno nero, gli analisti tentano di definire gli effetti sulla corsa elettorale, ma un dato ormai è certo: in una campagna elettorale così confusa e generosa di colpi di scena, tutto viene dimenticato molto in fretta. Quando il 13 luglio Trump, dopo essere stato ferito all'orecchio a Butler, sanguinante alzò il pugno verso la folla urlando "fight, fight, fight" tutti pensarono che quella immagine stava scrivendo in modo indelebile il risultato delle elezioni. Eppure, dopo due mesi quella foto sembra già preistoria, così come Biden che si mostra poco lucido al dibattito o i processi di Trump di cui neppure si parla più.
Gli effetti del secondo attentato potrebbero bruciare altrettanto in fretta perché 50 giorni, con la velocità e il caos di questa campagna elettorale, sono un'eternità e lungo la strada di certo sono in agguato altri cigni neri magari perfino più robusti.
Ad oggi i sondaggi stanno solo ora registrando il contraccolpo della buona performance di Kamala Harris nel dibattito tv con Trump: secondo il Nyt resta ancora in testa sul dato nazionale (in media aggregando i vari sondaggi) di due punti, ma come è noto quello è un numero che conta relativamente nelle elezioni Usa. Sempre secondo l'analisi del Nyt, prendendo i sondaggi stato per stato, ad oggi, Kamala Harris raggiungerebbe i 270 delegati necessari. Ma Trump potrebbe essere sottovalutato, potrebbe recuperare negli Stati chiave e Nate Silver, uno dei guru dei sondaggi più ascoltato negli Usa, assegna a Trump il 64 per cento di probabilità di successo.
Tutto questo però senza il contraccolpo della vittoria di Harris nel dibattito e senza l'effetto sull'opinione pubblica del successivo secondo attentato contro Trump. I due eventi però potrebbero annullarsi a vicenda come forza di spinta sui numeri, mentre all'orizzonte potrebbe affacciarsi una conseguenza a sorpresa: i due attentati contro Trump hanno rimarcato quanto negli Usa sia semplice procurarsi armi come fucili di precisione. E questo non aiuta i Repubblicani.