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«Hi, my name’s Taleb. I’m from Saudi Arabia, i’m an activist». È il 2019, Taleb Al-Abdulmohsen, medico psichiatra che dal 2006 vive e lavora in Germania, viene intervistato dalla Bbc. Ha un bel cappello alla moda, racconta di essere nato in Arabia Saudita e di avere creato un sito con il quale aiuta le persone del suo paese di origine e dell’area del Golfo che vogliono chiedere asilo politico in Germania. Spiega di avere supportato centinaia di donne fuggite dall’oppressione dei regimi islamici. Si professa fermamente anti islam e ateo. La sua storia colpì, fu ripresa dai quotidiani di tutto il mondo. Trascorrono sei anni e Taleb, cinquantenne, mostra il suo vero volto: su X è sempre più ossessivo nell’attaccare i paesi islamici e il mancato rispetto dei diritti civili, se la prende anche con la Germania, accusa Angela Merkel di volere islamizzare l’Europa, pubblica l’immagine di un fucile Ar-15 (usata in vari casi per stragi di massa). Il suo odio verso i musulmani lo trascina in posizioni a favore dell’Afd (l’ultradestra tedesca). Si schiera anche con Elon Musk. Accusa la Germania di perseguitare gli ex musulmani e la polizia di controllargli la posta. Il capo della polizia di Magdeburgo, Tom-Oliver Langhans dice che non era uno sconosciuto: «Si era tentato di effettuare colloqui di avvertimento». E Taleb era sotto processo per avere chiamato in modo compulsivo i servizi di emergenza. C’era stato un altro campanello di allarme più lontano nel tempo: nel 2013 era stato condannato, spiega Der Spiegel «per avere minacciato di commettere un crimine». Nonostante questa macchia, nel 2016 gli è stato concesso l’asilo politico.
DIRITTI
Quello che nel servizio della Bbc appariva come un mite attivista per i diritti civili, negli anni è precipitato nell’abisso. Uno psichiatra con problemi psichiatrici. Un solitario. Qualche giorno fa prende una camera al Maritim Hotel di Magdeburgo, dieci minuti a piedi dall’area del mercatino di Natale. Studia il percorso. Venerdì noleggia un Suv Bmw X6 scuro. Giacca di buon taglio, occhialini tondi e pizzetto, si mette alla guida e accelera. 19.02: entra nel mercatino da una corsia lasciata come via di fuga. Non ci sono i dissuasori mobili. Travolge 200 persone. La folle corsa per uccidere dura tre minuti e 400 metri. Quando tenta di fare retromarcia viene fermato. La polizia lo fa scendere, lui obbedisce. Alza le mani. Armi in pugno, un agente gli urla di stendersi a terra. Lui sorride, risponde «ok», «ok», quasi per calmare il poliziotto, in fondo è uno psichiatra e sembra rivolgersi a un paziente. Quando eseguono i test, si scopre che era sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Grazie alla sua professione, potrebbe avere attinto a scorte di psicofarmaci. Negli ospedali gli infermieri descrivono situazioni da scenario di guerra («a un’anziana ha spappolato metà della faccia»).
L’ultimo bilancio è stato di un totale di cinque morti, tra cui un bambino di nove anni. Almeno quindici i feriti gravissimi, 40 in condizioni serie. «Alcuni sono stati operati d'urgenza, alcuni sono in terapia intensiva» spiegano al Klinikum Magdeburg. Interrogato dalla polizia, l’attentatore ha parlato, ma la procura mantiene riserbo. Da anni - quindi non solo di recente per creare una finta pista come già sostengono i complottisti disorientati dalla bio dell’attentatore - rivendica il suo odio per l’Islam. Ma era sempre più critico contro la Germania per come tratta i rifugiati dell’Arabia Saudita e per come lascia crescere l’islamizzazione. Odia anche il Paese in cui è nato: per quattro volte, tra novembre 2023 e settembre 2024, le autorità saudite avevano avvertito la Germania della sua pericolosità, sostenendo che potesse rappresentare una minaccia per i diplomatici di Riad. Sul luogo della strage ieri sono andati il cancelliere Olaf Scholz («restiamo uniti») e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier. Solidarietà alla Germania è stata espressa dalla premier Giorgia Meloni, dal capo dello Stato Sergio Mattarella, dal presidente Usa Joe Biden e da quello ucraino Volodymir Zelensky.