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Attivisti islamici tra gli infiltrati nelle università italiane. L?allarme del Viminale

5 mesi fa 3
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L’allerta è sempre alta, ma la linea del Viminale (e dei rettori) sulle tendopoli e le occupazioni pro Palestina e contro gli accordi tra le università italiane e quelle israeliane non cambia. Da Trieste, a Torino, passando per Bologna fino a Roma e Napoli. Con gli Atenei di tutto il Paese in agitazione. I collettivi da mesi sono mobilitati con le tendopoli, ma il governo ha scelto di non intervenire, per garantire «la libera manifestazione del pensiero» ed evitare problemi di ordine pubblico. Anche se il lavoro della Digos non si arresta e il monitoraggio è continuo, sia attraverso il dialogo con gli organizzatori, sia attraverso l’osservazione. Il rischio di infiltrazioni da parte di provocatori e di soggetti legati al mondo anarchico è concreto. Ma il rischio più grande riguarda il pericolo che la protesta venga strumentalizzata da estremisti islamici e jihadisti. Come nel caso di Torino con il sermone dell’imam e definito da molti docenti un “inno alla Jihad”. Per questo l’attenzione si concentra sulla manifestazione nazionale in programma a Roma per sabato 1 giugno e sull’Assemblea nazionale del 2 giugno.

RISCHIO INFILTRATI

La paura è che soggetti estranei al mondo universitario possano infiltrarsi al solo scopo di strumentalizzare il dissenso, alimentando gli scontri e forme di violenza. È limitato il numero di casi in cui si sono registrate criticità. Ad aprile, quando si sono verificati gli scontri alla Sapienza, oltre ad alcuni esponenti anarchici è stato identificato anche Jehad Othman, dell’Unione democratica arabo palestinese. Giordano, rifugiato palestinese, 62 anni ha scontato in Italia una condanna a 24 anni per iltentato omicidio, dell’ottobre dell’84 in via Cassia, del vice console degli Emirati Arabi Uniti Mohammed Al Sowaidi che rimase gravemente ferito, e per l’omicidio di Noushine Montasserim, la giovane iraniana che si trovava in compagnia del diplomatico. Othman fu accusato anche di aver rivendicato l'attentato con una telefonata a Parigi a nome delle Brigate rivoluzionarie arabe.

LA SCELTA

Lo scorso 14 maggio si è riunito al Viminale il comitato ordine e sicurezza, sollecitato dalla ministra dell’Università Anna Maria Bernini, oltre al ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, hanno partecipato il rappresentante della Conferenza dei rettori (Crui), i vertici delle Forze di polizia e dell’intelligence. È stato lo stesso Piantedosi, subito dopo a chiarire che si sono registrate criticità nel corso delle manifestazioni per la Palestina «solo in un numero limitato di casi» grazie alla «proficua collaborazione tra rettori e rappresentanti delle forze dell’ordine, grazie alla quale è stato possibile limitare le tensioni». Una situazione, ha chiarito Piantedosi che richiede che si vada avanti «con le efficaci attività di mediazione da parte dei responsabili delle Università e delle forze di polizia per prevenire ripercussioni sull’ordine pubblico». L’allarme resta: «Particolare attenzione - ha detto il ministro - è rivolta a impedire che soggetti estranei al mondo universitario possano infiltrarsi nelle manifestazioni al solo scopo di strumentalizzare il dissenso alimentando forme di violenza incompatibili con la libera manifestazione del pensiero». Una linea con la quale il Viminale intende proseguire, anche per evitare disordini e polemiche. Inoltre, l’imminente conclusione dell’anno accademico porta anche a un’ulteriore valutazione di opportunità sugli interventi.

LA LEGGE

Sul mancato sgombero incide di certo anche la posizione diversa dei rettori. Anche perché, in caso di occupazione, il punto di partenza per un eventuale intervento da parte delle forze dell’ordine è la querela da parte del proprietario dell’università, ovvero proprio il rettore. E se in generale occupare un edificio di proprietà altrui è un reato, l’interpretazione del codice è più elastica nel caso di proteste studentesche. Perché gli studenti non sono del tutto estranei all’università. È stata la Cassazione, nel 2000, a stabilire che gli studenti sono «soggetti attivi della comunità scolastica e partecipi della sua gestione» e quindi il caso di l’occupazione degli universitari «non può essere in alcun modo omologato a quello, rilevante nel diverso delitto di violazione di domicilio, di permanenza nell’altrui abitazione contro la volontà del titolare dello ius excludendi». Le forze dell’ordine possono portare via gli studenti, ma lo sgombero non è immediato e serve che vengano rispettati alcuni passaggi.

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