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Tasse più alte per le auto aziendali a benzina e gasolio e più basse per quelle elettriche. Ma con il rischio che la stretta porti a minori acquisti di veicoli da parte delle imprese e a un calo dei noleggi a lungo termine, con contraccolpi per l'automotive già in crisi. Il governo con la manovra cambia il criterio con cui vengono tassate le auto aziendali, passando da un sistema basato sulle emissioni di C02 con aliquote che variavano dal 25 al 60% a uno che tiene conto esclusivamente del tipo di alimentazione del veicolo. Risultato: per le auto elettriche la tassazione diminuirà nel 2025 al 10% e per le plug-in al 20%. Per tutte le altre alimentazioni la misura fissa un'aliquota al 50%. I veicoli con emissioni elevate, dunque superiori a 190 g/km, fin qui tassati al 60%, ottengono uno sconto del 10 per cento. Mentre quelli con emissioni tra 61 e 160 g/km, che con il vecchio sistema beneficiavano di un'aliquota del 30%, vedranno l'imposizione fiscale crescere l'anno prossimo del 20%. Non cambia nulla infine per le auto aziendali con emissioni tra 160 e 190 g/km, dal momento che erano già tassate al 50%. Così il governo vuole accelerare la transizione green nei garage delle aziende, dove le elettriche ancora faticano a fare breccia. Circa l'85% delle auto aziendali è alimentato a diesel o benzina.
L'applicazione
La misura, che ha carattere retroattivo, e dunque si applica anche agli ordini già effettuati, come detto rischia però di avere un effetto boomerang. Il governo conta di incassare grazie alla stretta 25 milioni solo quest'anno, per poi salire fino a circa 120 milioni nel 2027-2028. Ma l'Aniasa, l'associazione che all'interno di Confindustria rappresenta il settore dei servizi di mobilità, mette in guardia l'esecutivo dalle minori entrate per l'Erario a cui va incontro in questo modo. Nel solo 2025 l'associazione prevede un calo delle immatricolazioni di autovetture a uso noleggio a lungo termine di almeno il 30% (circa 60.000 unità). Per quanto riguarda gli acquisti da parte delle aziende, per effetto della stretta in arrivo l'Aniasa vede all'orizzonte una contrazione del 20% (15.000 unità). Tutto ciò dovrebbe tradursi in minori entrate per l'Erario e per gli enti locali pari a 125 milioni di euro nel 2025. Prendendo in considerazione i veicoli aziendali più noleggiati, l'associazione stima poi un aumento annuo del valore imponibile del benefit auto di 1.600 euro in media (+67%). Per una elettrica, viceversa, la spesa si ridurrà di oltre mille euro. Per molti dipendenti a partire dall'anno prossimo il possesso di un veicolo aziendale potrebbe diventare perciò un privilegio troppo oneroso. Anche le aziende potrebbero decidere di rivedere le proprie politiche di mobilità, riducendo il numero di auto aziendali assegnate o adottando soluzioni come l'indennità chilometrica. E ancora. Il provvedimento potrebbe portare a una contrazione del mercato delle auto aziendali del 10-15%, con conseguenze dirette sull'occupazione nel settore del noleggio e della gestione flotte, evidenzia sempre l'Aniasa. Così il presidente dell'associazione, Alberto Viano: «Aumentare oggi la tassazione sulle vetture utilizzate dai dipendenti delle imprese significa colpire un settore, quello dell'auto aziendale, strategico. Riteniamo necessaria una rivisitazione della misura, stabilendo un aumento dilazionato e che non penalizzi l'attuale circolante, anche per evitare ricadute sul mercato automotive». Per quest'ultimo le auto aziendali costituiscono un pilastro, considerato che rappresentano circa il 40 per cento delle immatricolazioni. In tutto sono circa un milione di italiani che utilizzano l'auto aziendale. Al pari delle auto elettriche e ibride plug-in, tra i principali alleati per la riduzione delle emissioni di gas serra, vedranno una riduzione del valore imponibile anche le supercar.