Home SignIn/Join Blogs Forums Market Messages Contact Us

Barca e smart working, la nuova vita di Elena e Federico: “Del futuro non c’è certezza, viviamo ora il nostro sogno”

10 mesi fa 51
ARTICLE AD BOX

«Non sappiamo come e se arriveremo alla vecchiaia. Tutti dicono “ci penso quando arrivo alla pensione” ma noi giovani non abbiamo certezze del nostro futuro. Per questo abbiamo deciso di fare adesso ciò che ci piace». Una promessa che Elena Costa e Federico Caggiano, una coppia di ragazzi torinesi, si sono fatti già nel 2021. E così, dopo anni di lavoro e preparazione, il 25 novembre hanno inaugurato la loro nuova “casa”: si chiama Athena ed è una barca. Più precisamente una Jeanneau Sun Odyssey 43, lo stesso modello su cui i due hanno preso la patente nautica.

Elena, da cosa è nato tutto questo?
«Dopo la pandemia finivamo il nostro percorso universitario a Torino ma eravamo demotivati, non trovavamo un senso nelle nostre giornate. Cercavamo modi alternativi di vivere e abbiamo trovato su internet alcune persone che ci hanno ispirati».

Ci vuole coraggio.
«Più che altro pianificazione, non è stata una transizione da un giorno all’altro. Io lavoravo in laboratorio e ho mollato tutto per studiare programmazione: mi avrebbe permesso di fare smart working. Ho studiato per un anno, poi ho trovato un impiego, insomma è stato tutto programmato e non spontaneo».

Perché lo avete fatto?
«Avevamo voglia di avventura e ansia per il futuro e per il clima. Non sappiamo come e se arriveremo alla vecchiaia. Sappiamo che il nostro futuro non sarà dei più rosei e anche speriamo di poter mitigare gli effetti ci saranno sicuramente delle conseguenze per il cambiamento climatico».

Una scelta di responsabilità individuale?
«Credo nelle scelte collettivi e in quelle dei singoli. Andare in barca non eviterà gli eventi estremi e il riscaldamento globale. Ma significa attrezzarsi per vivere in un modo più sostenibile. E fare ciò che vogliamo prima di diventare vecchi».

Adesso tirate un sospiro di sollievo.
«Sì, è una liberazione. Sento che ce l’abbiamo fatta, è stato un percorso soddisfacente. Viviamo finalmente in un modo che ci piace».

Com’era la vita di prima?
«Nella pandemia vivevo in un limbo: lavoravo chiusa in casa e poco a contatto con le persone. Nel weekend scappavamo al mare o in montagna, già all’epoca eravamo appassionati di subacquea. Ma la vita quotidiana è la stessa».

In che senso?
«Tra lavatrici, spesa e passeggiate, non è cambiato molto. Ciò che è diverso è il contesto. L’acqua del mare rilassa e fa bene, guardare palazzi grigi durante il giorno fa tutto un altro effetto».

Non è d’accordo con chi sostiene che lavorare in presenza porti più benefici?
«Siccome ci siamo laureati durante il Covid, non abbiamo mai lavorato in ufficio. Per noi lo smart working è la normalità, siamo abituati. Forse è una questione generazionale, ma anche la pandemia ha inciso. Ora sono una persona diversa, prima frequentavo molto di più la città».

Una scelta ardua anche come coppia, la vostra. Come vi siete conosciuti?
«Frequentavamo lo stesso liceo, lo scientifico Cattaneo a Torino. Ci siamo incontrati in un viaggio studio a Tenerife ormai 10 anni fa. Ai tempi condividevamo la passione per il mare e per i videogiochi».

E le questioni ambientali?
«Ci siamo interessati nel periodo universitario, Federico ha poi fatto una tesi sui disastri ambientali, infatti è più pessimista di me. Io ho fatto attivismo con i Fridays For Future prima del 2020».

Progetti per il futuro?
«Fino all’anno prossimo resteremo a Imperia, per sistemare la barca e renderla autonoma. Poi ci sposteremo per l’Italia e chissà, potremo cambiare lavoro e visitare altri Paesi. Il nostro sogno sarebbe la traversata Atlantica».

Cosa direste a chi vive il futuro con ansia?
«Di essere felici adesso. Senza paura e senza pensarci troppo. Non importa se si fallisce, basta mettersi in gioco fin da subito. Cercare di vivere nel vero senso della parola».

Leggi tutto l articolo