La guerra di Vladimir Putin "è fallita" e ora il mondo deve scegliere da che parte stare: "noi non cesseremo di sostenere" Kiev e non "distoglieremo lo sguardo" fino a che "l'Ucraina non otterrà una pace giusta e duratura". Joe Biden ha usato il suo quarto e ultimo intervento all'Assemblea dell'Onu per rafforzare il fronte pro-Kiev contro la guerra della Russia. In venticinque minuti di discorso, in cui ha elencato anche i suoi successi, il presidente si è congedato dal grande palcoscenico mondiale e ha provato a tracciare la strada per il futuro: "Le forze che ci uniscono devono essere più forti di quelle che ci separano. Ai leader dico che siamo a un punto di svolta: le scelte di oggi determineranno il futuro".
I prossimi mesi saranno cruciali per Biden e per la sua eredità. Sul fronte dell'Ucraina il presidente è impegnato in prima fila e giovedì riceverà alla Casa Bianca Volodymyr Zelensky, che gli presenterà nel dettaglio il suo "piano per la vittoria". Un'iniziativa che, secondo indiscrezioni, ha lasciato freddi diversi funzionari occidentali, convinti che non presenti novità e non sia in grado di imprimere una svolta al conflitto.
La guerra è "più vicina alla fine di quanto si pensi", ha invece detto Zelensky ai microfoni di Abc, sottolineando che senza il permesso degli alleati di usare le armi a lungo raggio in Russia "Putin continuerà a distruggerci". L'analisi del presidente ucraino è stata respinta seccamente da Mosca: la guerra finirà "non appena gli obiettivi" delle truppe russe saranno raggiunti, ha tagliato corto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Il braccio di ferro a distanza fra Kiev e Mosca è andato in scena anche al Consiglio di sicurezza dell'Onu, che si è svolto alla presenza di Zelensky e al quale l'Italia è stata rappresentata dal ministro degli Esteri Antonio Tajani.
All'appuntamento era però assente il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov.
La riunione si è svolta mentre Biden continua a tessere la sua tela anche per stemperare le tensioni in Medio Oriente. "E' ora di finalizzare l'accordo per il cessate il fuoco e riportare gli ostaggi a casa, liberare Gaza dalla morsa di Hamas, allentare le sofferenze nella Striscia e mettere fine a questa guerra", ha spiegato. In merito alla situazione in Libano, ha poi osservato: una guerra totale "non è nell'interesse di nessuno". Ormai agli ultimi scampoli della sua presidenza, Biden si sta battendo senza sosta da mesi per mettere fine alla guerra a Gaza. E di recente anche per trovare una soluzione diplomatica sul Libano, per la quale resta convinto che gli spazi ancora esistano. Uno sforzo continuo per cercare di evitare che chi gli succederà si trovi subito alle prese con due crisi profonde, come quella con cui lui si è scontrato nella sua presidenza mettendo fine alla guerra in Afghanistan.
Nonostante l'Ucraina e Gaza, il presidente americano - fra citazioni di William Butler Yeats e Nelson Mandela - si è dichiarato ottimista perché, "guardando ai decenni indietro, continuo a nutrire speranza". Biden ha citato infatti la fine della Guerra Fredda e dell'incubo nucleare come esempio di crisi risolte in passato. "Le cose possono migliorare, non dovremmo mai dimenticarlo. L'ho visto durante la mia carriera", ha osservato, cercando di inviare un messaggio di speranza. "So che molti guardano il mondo oggi e vedono difficoltà e reagiscono con disperazione. Ma io non lo faccio. Come leader - ha detto rivolgendosi ai presenti in sala - non possiamo permetterci questo lusso". Poi un accenno al suo passo indietro nella corsa alla Casa Bianca: "Qualcosa è più importante di rimanere al potere: la tua gente. Noi siamo qui per servire la gente, non il contrario. Preservare la democrazia è stata una causa centrale della mia presidenza. Per quanto ami questo lavoro, amo di più il mio Paese ed è il momento per una nuova generazione", ha concluso tra gli applausi della sala.
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