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Joe Biden ci mette la faccia, davanti al mondo intero. Ieri pomeriggio, in un messaggio straordinario in diretta ha annunciato che Israele ha proposto una roadmap in tre parti che porterebbe a un cessate il fuoco permanente nella Striscia di Gaza e alla liberazione di tutti gli ostaggi detenuti negli ultimi otto mesi. Biden ha presentato il piano con evidente convinzione, e ha detto che il momento è «decisivo».
LE FASI
La prima fase della roadmap comincerebbe con un cessate il fuoco di sei settimane. Non sarebbe un semplice cessate il fuoco però, perché in quella parentesi si dovrebbero prendere vari passi di grosso peso specifico. Si comincia con il ritiro delle forze israeliane dalle aree popolate di Gaza. Inoltre dovrebbero essere messi in libertà donne e bambini attualmente ostaggio.
Sempre nell’arco di quelle sei settimane, su Gaza dovrebbero puntare una media di 600 camion di soccorsi al giorno. E mentre le armi tacciono e alla gente martoriata da sette mesi di guerra arrivano soccorsi vitali, i negoziati fra Israele e Hamas continueranno, per raggiungere un cessate il fuoco permanente.
Il presidente non ha nascosto che il passaggio dalla fase uno alla fase due, del cessate il fuoco permanente, non sarebbe liscio come l’olio: «Sarò onesto con voi, ci sono una serie di cose da negoziare per passare dalla fase uno alla fase due». Se le cose andassero bene, nella seconda fase avverrebbe la liberazione di tutti gli ostaggi viventi in cambio dei palestinesi imprigionati in Israele. E infine, la fase tre: un grande piano di ricostruzione di Gaza, mentre verrebbero restituiti alle famiglie i resti degli ostaggi deceduti.
LE TEMPISTICHE
Biden ha presentato questo piano appena un’ora dopo che il suo rivale alle elezioni, Donald Trump, aveva finito un suo discorso di reazione alla condanna che ha ricevuto per frode fiscale ed elettorale, giovedì in un tribunale di New York. Forse la coincidenza era voluta, per far risaltare l’impegno di Biden in politica estera, e in particolare il suo tentativo di sanare la piaga della guerra di Israele contro Gaza, che ha diviso l’opinione pubblica e ha generato una serie di appassionate manifestazioni in numerose università. Ma è difficile vedere in questa mossa solo una mossa elettorale.
È vero che l’accusa nei campus universitari, “genocide Joe”, per le armi che Biden continua a mandare a Israele potrebbe danneggiare le speranze di rielezione del presidente, e quindi il raggiungimento di un cessate il fuoco sarebbe nei suoi interessi politici più cinici, ma è anche vero che Biden è davvero uno dei politici Usa più legato a Israele, sin da quando era un giovane senatore.
Poco dopo l’attacco terroristico di Hamas contro Israele, lo scorso 7 ottobre, era accorso al fianco degli israeliani per esprimere loro la sua solidarietà e quella del popolo americano. Dal palco, quel 18 ottobre, però, Biden raccomandò agli israeliani di non commettere, nella loro reazione alle atrocità subite, gli stessi errori che gli americani avevano commesso dopo gli attentati delle Torri Gemelle. I mesi di guerra, con il massacro di civili, donne e bambini in particolare, hanno più volte messo Biden in rotta con Benjamin Netanyahu, il premier israeliano che ha ripetutamente affermato che la guerra finirà solo quando Hamas sarà completamente annientato.
GLI AVVERTIMENTI
Ieri Biden ha avuto parole diverse, ha detto che Hamas non è più nelle condizioni di ripetere un altro 7 ottobre, che non è certo l’annientamento che Netanyahu vorrebbe. Eppure Biden ha presentato il piano come un piano proposto proprio da Israele, che è stato subito trasmesso ad Hamas attraverso il Qatar, uno dei principali mediatori nei negoziati. «Esorto la leadership israeliana a continuare a sostenere questo accordo, indipendentemente da qualsiasi pressione» ha dichiarato Biden, che ha concluso il suo discorso con un appello appassionato agli israeliani: «Come persona che si è impegnata per tutta la vita a favore di Israele, come unico presidente americano che si sia mai recato in Israele in tempo di guerra, come presidente che ha appena inviato le forze statunitensi a difendere direttamente Israele quando è stato attaccato dall’Iran, vi chiedo di fare un passo indietro, di pensare a cosa accadrebbe se questo momento andasse perso».