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Biden si ritira? Kamala Harris è la sostituta naturale. Ma gli elettori tifano Michelle Obama

6 mesi fa 8
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Il giorno che Donald Trump disse che avrebbe lasciato gli alleati europei in pasto alla Russia senza difenderli, con la disinvoltura della boutade lanciata ai suoi fan, fu Kamala Harris, la vicepresidente degli Stati Uniti, a volare in Europa e a parlare alla Nato per ribadire l'impegno americano al fianco dei partner e la decisione di appoggiare l'Ucraina «finché sarà necessario». E all'indomani del fallimentare dibattito alla Cnn del suo capo, Joe Biden, candidato alla rielezione alla Casa Bianca, contro lo sfidante The Donald, sempre lei ha affrontato con calma i donatori e i sostenitori, minimizzando la sconfitta, rassicurando e spiegando che non si vincono né si perdono le presidenziali «in una notte di giugno». Alla Harris però manca il carisma, non è riuscita finora a scaldare il cuore degli americani, la sua debolezza politica nasce dalla rigidità, forse anche dal suo essere stata un alto magistrato, Procuratrice di San Francisco e poi della California. Chi la conosce la descrive come una «macchina da guerra», una donna tutta d'un pezzo, che può parlare di ordine e legge con una credibilità ben superiore a quella di Trump. E anche per questo i media vicini all'establishment di Washington la indicano come la migliore alternativa a Biden nella corsa alla Presidenza. In fondo, deve contare il fatto di essere ben posizionata.

IL PASSAGGIO DI TESTIMONE

Se fosse lei a subentrare al Presidente dimissionario l'avvicendamento sarebbe del tutto naturale, i maggiorenti dem non potrebbero avere nulla da obiettare. E poi, è una donna, è afroamericana e ha dimostrato di saper fare il lavoro. Coscienziosamente, anche se in modo non molto brillante. Lydia Polgreen, editorialista di spicco del New York Times e ex direttrice globale di Huffington Post, si è schierata in suo favore. Ricorda quando a Joe Biden, durante le primarie in cui gli era contrapposta, replicando a una sua brutta risposta circa il servizio di bus scolastico per le minoranze, disse di conoscere una bambina che proprio grazie a quel servizio nei quartieri disagiati aveva avuto la possibilità di frequentare classi migliori. «Quella ragazzina ero io». E spiega che di fronte a Kamala, donna, nera, precisa e pacata, in un ring tv Trump non riuscirebbe a dominare e la tratterebbe «senza rispetto». Kamala conquisterebbe col suo portamento i voti dei moderati, oltre che naturalmente delle donne e dei neri.

LA SECONDA OPZIONE

Per ragioni in parte simili, l'altra carta vincente per i democratici, più vincente ancora della Harris, potrebbe essere il sogno degli elettori dem. Michelle Obama, l'ex First Lady, che intanto ha il vantaggio di chiamarsi Obama, poi di essere personalmente amata dai giovani e dalle donne, e in particolare dalle donne nere. Avrebbe l'ulteriore asso nella manica di conoscere a perfezione la Casa Bianca per averci vissuto otto anni, di essere affidabile. E godere di una straordinaria immagine. Inoltre, Michelle era una avvocata di enorme successo, studi a Princeton e alla Harvard School of Law, non era "solo" la moglie del Presidente. In questo senso, anche la Harris ha diverse frecce nel suo arco. Una è il fatto che suo marito, avvocato importante e reddito altissimo, da quando lei è diventata vicepresidente ha congelato la propria attività e si è messo al servizio del Paese nella funzione permanente di marito.

I DUBBI

Nessuna ombra sulle due donne in corsa. Resta da vedere, però, se Michelle sia disposta a mettersi in gioco. Se non consideri, sia lei che la Harris, rischioso entrare in gara solo adesso, perché sostituire così tardi a un presidente che getta la spugna potrebbe bruciarle se entrambe aspirano alla Casa Bianca nel 2029. I sondaggi per ora dicono che tra le due, Kamala Harris avrebbe meno chance contro Trump, sconfitta per un punto, 42 per cento contro il 43. Michelle Obama potrebbe addirittura raggiungere il 50 per cento, anche se il suo staff ha fatto sapere ieri che «non intende candidarsi». Suo marito, l'ex Presidente, si è proposto come consigliere di Biden, ma i media raccontano che in privato confida scetticismo sulle possibilità di ripresa di Joe. I giochi si fanno in silenzio tra donatori, parlamentari di peso e altri ambienti che contano. Trump, poi, alla tv non avrebbe sfondato, a dispetto della scarsa prestazione di Biden. C'è spazio per una candidatura terza, magari con la benedizione del Presidente. Le due donne, Kamala e Michelle, e il terzo incomodo, maschio, Gavin Newsom, governatore della California.

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