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Sindaco di Sulmona, Gianfranco Di Piero, chiede scusa per il pasto negato al bambino alla scuola materna Di Nello lunedì scorso? E perchè il padre, ormai moroso, non è stato avvertito in modo che il figlio non rimanesse senza pranzo?
«Quando si spegneranno i riflettori convocherò il papà del bambino per scusarmi. Mi dispiace di quanto accaduto, ma non bisogna neanche buttare la croce per qualsiasi cosa addosso al sindaco o all'amministrazione comunale. Bisogna cercare di essere tutti più collaborativi: nella gestione della mensa come in tutto il resto. Serve riannodare i legami di fiducia e collaborazione. Ne va del bene e della crescita della comunità e, in questo caso, di quello dei nostri figli».
Ma cosa è successo in quella mensa?
«Una cosa brutta, che mi ha fatto male e ha fatto male alla città. Sono ancora sotto choc. Apparire a livello nazionale come una comunità e un Comune che non hanno a cuore il bene dei bambini è stato doloroso. Tant'è che per la prima volta in tre anni ho deciso di prendermi due giorni di pausa dal Comune. Però se non proprio del male, comunque è stato mortificato quel bambino. Che ha comunque ricevuto le attenzioni delle maestre che hanno garantito un piatto di pasta. Con questo non voglio sminuire il peso che ha avuto la vicenda sul bambino, ma la eco mediatica è stata eccessiva. Mi hanno telefonato da tutta Italia.
Quindi, cosa è successo?
«Abbiamo fatto le verifiche e abbiamo scoperto che la piattaforma è tarata male: l'allert della mancanza del credito arriva solo dopo il quinto pasto non pagato».
Cioè il pasto è stato tolto dalla lista il terzo giorno di morosità, mentre il messaggio di avviso arriva dopo cinque? Aveva ragione il papà del bambino allora?
«Sì aveva ragione: è una stortura che abbiamo chiesto subito di correggere alla ditta appaltatrice, anche perché le direttive dell'affidamento parlano esplicitamente di segnalare il credito quando sta per terminare. Prima, non dopo».
E perché non lo ha fatto?
«Presumo per evitare che i debiti delle famiglie vadano fuori controllo. Invece di interrompere l'erogazione dei pasti, a morosità maturata, abbiamo chiesto ora di tarare la piattaforma per prevenire eventuali dimenticanze che, mi rendo conto, ci possono sempre stare. Può succedere, però, anche che uno in quel momento non abbia liquidità. Ci sono dieci fasce diverse di ticket a seconda delle Isee: si va dall'esenzione totale fino al costo di 5 euro e qualcosa a pasto. Sono calibrati a seconda dei redditi».
C'è chi ci marcia?
«Lo scorso anno abbiamo chiuso con oltre 3mila pasti non pagati dalle famiglie per un importo di 11mila euro che ha dovuto pagare il Comune. Molti erano di studenti a fine corso, che hanno lasciato un debito non compensabile l'anno successivo. Sono uscite che non possiamo permetterci, al di là della loro consistenza, si tratta di un servizio a domanda individuale. Per intenderci la Corte dei Conti potrebbe avere da ridire. Non è sufficiente, però, per giustificare il torto subito da quel bambino. E' stato un incidente dovuto a più fattori, che ci ha aiutato anche a capire come correggere il sistema».
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