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TORINO. Ritardi strutturali e sistematici. Perché la loro frequenza non può essere riconducibile soltanto a cantieri o eventi specifici. Questa è la conclusione dell’indagine, durata un mese intero, che ha analizzato le corse di 7.931 treni veloci. Bene, orologio alla mano, di questi 6.159 hanno accumulato ritardi. Vale a dire quasi otto su dieci, un disastro. Il dossier intitolato “Altra velocità” - sottotitolo: tutti i numeri del tracollo di Trenitalia - è firmato dall’informatica Chiara Calore, ed è finito nelle mani dei Radicali che nei prossimi giorni porteranno il caso sui tavoli della politica.
Il mese preso in considerazione è l’ottobre appena concluso. Quello del martedì nero, il 2, quando un chiodo «piantato male» durante i lavori sui binari ha mandato ko le centraline elettriche di Roma Termini e paralizzato mezzo Paese. Quello dello show cancellato dell’attore Luca Bizzarri, la sera di mercoledì 30, bloccato a «fare l’altalena» tra Bologna e Santa Maria Nocella quando il pubblico già da un po’ lo aspettava al teatro di Firenze per assistere a “Non hanno un amico”. Convogli bloccati, poi ripartiti, rimandati indietro verso Bologna e poi di nuovo fermi. Ma gli episodi eclatanti fanno solo più rumore, non raccontano la realtà di un rete dove il rispetto degli orari pare essere diventata una utopia.
I binari finiti sotto la lente sono quelli delle Frecce: Bianca, Argento e Rossa, nessuna esclusa. Più o meno duecentosessanta viaggi ogni giorno. Che tutti insieme, in 31 giorni, sono riuscite ad accumulare 1.881 ore di ritardo, che messe una in fila all’altra fanno più di due mesi e mezzo. E che si traducono in coincidenze perse, pranzi e cene saltate, appuntamenti disdetti e ramanzine dei datori di lavoro. Va un po’ meglio nei fine settimana, è sempre critico il resto della settimana quando il carico di pendolari cresce di pari misura con le corse messe a disposizione. Che tanto “veloci” non sono visto che sulle linee più gettonate i ritardi medi sono superiori ai 40 minuti.
Le tratte peggiori? Il dossier ne indica dieci. Le corse dell’alta velocità Lecce Milano, Bari-Roma e Reggio Calabria-Torino si sono aggiudicate il record di non essere arrivate puntuali nemmeno una volta nell’arco di tutto il mese analizzato. Con i viaggiatori ormai abituati ad arrotondare per eccesso i tempi d’arrivo, annunciati e puntualmente smentiti. Bollino nero per la Reggio Calabria-Milano che una volta su tre arriva alla stazione Centrale con oltre un’ora di ritardo. Domenica 20 la performance più deludente, quando il Freccia Rossa ha accumulato 199 minuti oltre il dovuto. Segue la Napoli-Torino: due treni su tre oltre la mezz’ora, uno su cinque oltre i 60 minuti. Record di ritardo mercoledì 2 ottobre: 196 minuti. E non va tanto meglio nemmeno sulla Venezia-Reggio Calabria: le corse sono state puntuali soltanto due volte in tutto ottobre. Il 12, un sabato, il treno è arrivato a destinazione 100 minuti dopo l’orario previsto.
Le conclusioni di “Altra velocità” vanno oltre i singoli episodi che piuttosto «creano l’illusione che i ritardi siano eventi eccezionali - scrive Chiara Calore -. La realtà è ben diversa: da questo dossier emerge l’altra velocità sulla linea AV di Trenitalia, un problema di ritardi strutturale e sistematico». Questo perché i disagi per i viaggiatori tendono a crescere con l’aumentare del numero di treni in circolazione. Più traffico, più ritardi e ancora più lunghi del solito. Le Frecce sono troppe rispetto alle reali capacità di binari su cui correre e stazioni da raggiungere? È come voler far atterrare, quasi in contemporanea, più aerei di linea sulla stessa pista di un aeroporto.
Ecco cosa significa il termine “sovraccarico di sistema”: «L’analisi del mese di ottobre evidenzia un quadro critico, in cui la maggior parte dei treni AV soffre di ritardi cronici che appaiono ormai come la norma piuttosto che l’eccezione. Con il 78% dei convogl in ritardo e fasce orarie in cui le attese superano regolarmente i 15 minuti, emerge una situazione che va ben oltre l’imprevedibilità dei singoli episodi».
E proprio l’eccessivo numero delle corse sembra essere uno dei principali fattori che generano i ritardi cumulativi «che si amplificano soprattutto nelle ore di punta, quando la rete è congestionata e diventa impossibile rispettare gli orari con la frequenza attuale dei treni. Questa condizione non solo compromette la qualità del servizio, ma espone i viaggiatori a continui disagi». La frequenza delle corse è da ripensare? Di sicuro costringere i passeggeri ad arrivare un’ora prima in stazione per tentare di arrivare a destinazione in orario, significa il più delle volte mandare alle ortiche il senso stesso dell’alta velocità.