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Si partirà dal giro di vite sui permessi di soggiorno illegali, che lanciano nelle braccia dei caporali migranti indifesi, un esercito di invisibili. Poi i controlli a tappeto sulle aziende che accedono ai click day, l’inasprimento delle sanzioni per chi si macchia di trattamenti disumani. Scuote il governo la storia di Satnam Singh, il bracciante indiano abbandonato sulla strada con un braccio amputato per un incidente nei campi, morto all’ospedale San Camillo di Roma. «Un atto disumano» per Giorgia Meloni, «che non appartiene al popolo italiano». Appena seduta al tavolo circolare di Palazzo Chigi, la premier prende la parola, mette sul tavolo del Consiglio dei ministri l’emergenza capolarato. Esprime cordoglio alla famiglia dell’ennesima vittima del capolarato, poi pronuncia parole durissime: «Mi auguro che questa barbarie sia severamente punita». È rimasta scossa, la presidente del Consiglio, dalla tragedia di Singh.
Come dalla morte di Pierpaolo Bodini, il ragazzo diciottenne rimasto schiacciato sotto un pesante mezzo agricolo nel Lodigiano, che ricorda davanti ai suoi ministri. Ora pretende «tolleranza zero» nei confronti delle aziende che sfruttano il lavoro nero, o povero, lucrano su questo business della morte. Oggi al ministero del Lavoro i ministri Elvira Calderone e Francesco Lollobrigida incontreranno le associazioni sindacali e datoriali. Ripeteranno quello che hanno detto ieri in Cdm, con una doppia informativa.
GLI INTERVENTI
Le leggi contro il capolarato in Italia ci sono e sono perfino all’avanguardia. Il governo le ha inasprite in questi mesi, introducendo il reato di sollecitazione illecita di manodopera: la pena è l’arresto fino a un mese del somministratore o utilizzatore, l’ammenda di 60 euro per ogni lavoratore illegalmente coinvolto. Basta? Forse no, per scoraggiare un fenomeno che specialmente nel Centro-Sud Italia si allarga a macchia d’olio. Meloni ha già dato mandato ai ministri di valutare gli estremi per inasprire le pene, scoraggiare i caporali noncuranti delle morti sui campi.
Così come i controlli, che d’ora in poi saranno a tappeto e non più solo a campione sulle aziende agricole che sfruttano la manodopera dei migranti. Al Tg1 Calderone promette «punizioni esemplari» contro lo sfruttamento del lavoro. Al tavolo convocato dal ministero, i sindacati chiederanno di fare di più. Di introdurre il reato di “omicidio sul lavoro”, perché le morti in cantiere e nei campi raccontano un fenomeno cronico che non si può più ridurre a “incidente”. Al vaglio del governo, l’ipotesi di introdurre un “bollino” anti-capolarato per le aziende in regola, per informare i consumatori. Ma la convinzione di Meloni e dei suoi ministri è che si debba partire dal contrasto allo sfruttamento dei migranti “legali” che entrano con il decreto flussi con permessi di lavoro falsi. La premier in persona ha già presentato un esposto alla Direzione nazionale antimafia e a Palazzo Chigi si studia come tappare una falla nel sistema di ingressi che finisce per regalare ai caporali un’armata di invisibili senza diritti, come Singh, entrato con un permesso di nove mesi. Su questo fronte è al lavoro il Viminale di Matteo Piantedosi.
L’obiettivo è intervenire con controlli preventivi e tappeto sulle aziende che sgomitano per accedere al click day, verificare se alla richiesta di manodopera corrisponde un vero contratto di lavoro. Sgominare l’esercito di aziende “fantasma” che nascono dal nulla solo per accedere al click day e spesso fanno gli interessi della criminalità organizzata. Intanto è polemica su un servizio Rai dedicato al caso Singh, in cui il titolare dell’azienda di Borgo Santa Maria accusa il lavoratore di “leggerezza”. Il caso atterrerà in Parlamento, con un’interrogazione a firma Pd.