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La residenza in Piemonte da almeno cinque anni (anche non consecutivi), come requisito fondamentale per l'accesso alle graduatorie regionali delle case popolari, è stata dichiarata illegittima dalla Corte Costituzionale. Il Collegio era stato chiamato a esprimersi dal tribunale di Torino sul contenzioso tra Regione Piemonte, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (ASGI) e Comune di Torino.
La riforma dell'edilizia residenziale pubblica approvata nel 2017 viola, secondo i giudici, i principi di ragionevolezza ed eguaglianza. Per la Corte, si deve piuttosto "garantire un’abitazione a soggetti economicamente deboli nel luogo ove è la sede dei loro interessi, al fine di assicurare un’esistenza dignitosa a tutti coloro che non dispongono di risorse sufficienti, mediante un servizio pubblico deputato alla 'provvista di alloggi per i lavoratori e le famiglie meno abbienti'. Di conseguenza il requisito dei cinque anni è stato dichiarato illegittimo e va rimosso: "impedisce, infatti, il soddisfacimento del diritto all’abitazione indipendentemente da ogni valutazione attinente alla situazione di bisogno o di disagio, che non è inciso dalla durata della permanenza nel territorio regionale; non considera che proprio chi versa in stato di bisogno si trasferisce di frequente da un luogo all’altro in cerca di opportunità di lavoro; non è indice di una prospettiva di radicamento", scrivono i giudici. "Esso, dunque, proprio perché del tutto sganciato da ogni valutazione sullo stato di bisogno, è 'incompatibile con il concetto stesso di servizio sociale, come servizio destinato prioritariamente ai soggetti economicamente deboli'.
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