"Esiste la procedura penale: quando ci sono dei vizi di procedura poi gli atti diventano nuovi, quindi se c'è stato un errore, quell'errore poi ha delle conseguenze". Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, rispondendo a domande sul caso Almasri a margine di un convegno al Senato.
La Corte penale internazionale (Cpi) ha chiesto all'Italia di spiegare i motivi della scarcerazione del generale libico Njeem Osama Almasri Habish, avvenuta "senza preavviso o consultazione", dopo aver visto sfumare la consegna di un uomo che voleva arrestare per crimini di guerra e contro l'umanità. Sul piede di guerra anche tutte le opposizioni che accusano il governo di aver liberato "un torturatore".
Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, riferirà la settimana prossima in Parlamento sul scarcerazione di Almasri. In questo caso, tuttavia, non c'è stato l'intervento formale del governo, ma è stata la Corte d'appello di Roma a ravvisare irregolarità nell'arresto ed a disporre la liberazione.
Almasri è il vertice della Polizia giudiziaria ed opera alle dirette dipendenze funzionali della magistratura e dello stesso Procuratore generale nazionale, Sadiq Al-Sur, cui viene delegata l'attività di indagine di moltissimi reati, solitamente gravi, perpetrati nel Paese. Opera con l'Apparato di deterrenza per il contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata (Rada) che, tra le altre cose, gestisce la prigione di Mittiga, dove sono tuttora rinchiusi centinaia di criminali e terroristi.
Un esponente di rilievo, dunque, di un governo con cui l'Italia ha rapporti consolidati su vari dossier, dai flussi migratori al petrolio, al gas. La Corte dell'Aja sabato scorso, a maggioranza, ha spiccato - dando seguito alla richiesta avanzata lo scorso 2 ottobre dal procuratore dell'organismo - un mandato d'arresto per il generale libico per crimini di guerra e contro l'umanità commessi nella prigione di Mittiga, vicino Tripoli, dal febbraio 2011. Njeem è stato localizzato a Torino il 19 gennaio ed è stato arrestato.
"L'indagato - fa sapere la Corte - è stato tenuto in custodia in attesa del completamento delle procedure necessarie per la sua consegna. Su richiesta e nel pieno rispetto delle autorità italiane, la Corte si è deliberatamente astenuta dal commentare pubblicamente l'arresto. Il 21 gennaio, senza preavviso o consultazione con la Corte, Almasri sarebbe stato rilasciato e riportato in Libia. La Corte sta cercando, e non ha ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità sui passi compiuti".
E' dovere di tutti gli Stati, ammonisce, "cooperare pienamente con la Corte nelle sue indagini e azioni penali per i crimini". Sono stati i giudici della Corte d'appello di Roma a non convalidare l'arresto, perché non è stato preceduto da un'interlocuzione con il ministro della Giustizia, titolare dei rapporti con la Cpi.
L'uomo è stato dunque rilasciato martedì sera e rimpatriato a Tripoli su un volo di Stato, per ragioni di urgenza e sicurezza, vista la pericolosità del soggetto e i rischi di un eventuale trasporto su un volo di linea, si apprende. Dopo essere atterrato è stato portato in trionfo da decine di suoi sostenitori che lo hanno accolto festanti, come si vede da filmati postati sui social libici.
Almasri, a quanto si apprende, è arrivato in Italia sabato scorso, proveniente dalla Germania, dove ha affittato un'auto ed ha chiesto al noleggiatore di restituirla a Fiumicino. Lo stesso giorno in cui la Corte spicca il mandato e l'uomo diventa dunque un ricercato senza saperlo. La sera va allo stadio a vedere Juventus-Milan. Il giorno dopo viene arrestato dalla Digos e portato al carcere delle Vallette, dove passa due notti prima del ritorno in Libia.
L'opposizione insiste: la responsabilità è di Palazzo Chigi
"Quella di Almasri è una vicenda tra l'incredibile e il preoccupante. Abbiamo riportato questo signore in Libia con un aereo di stato: se un jet di stato decolla da Ciampino, va a Torino e prende un ricercato per riportarlo a Tripoli, qualcuno ha dato l'autorizzazione. E questo qualcuno sta a palazzo Chigi. Altrimenti, sarei preoccupato di un paese in cui, senza che il vertice dello stato lo autorizzi, un aereo riconduce in Libia un arrestato". Lo dice il senatore Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva, ospite a Agorà su Rai Tre.
"Tra l'altro, mentre il fascicolo di Almasri non era ancora arrivato sul tavolo del ministro Nordio, a Tripoli stavano già organizzando i festeggiamenti. Ma il punto chiave - aggiunge Borghi - è la conferenza stampa della presidente del consiglio a Cutro. In quella circostanza Meloni, con la consueta veemenza, disse: 'daremo la caccia ai trafficanti di uomini per tutto il globo terracqueo'. E oggi un trafficante lo abbiamo riportato a Tripoli".
"Non deve venire in parlamento solo il ministro Piantedosi, ma deve metterci la faccia anche Giorgia Meloni, dopo quello che le abbiamo sentito dire sulla lotta alla mafia e ai trafficanti di esseri umani. Visto che si rivendica di occuparsi di politica internazionale, venga a spiegare la vicenda Almasri". Lo dice a Skytg24 la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva.
"È inspiegabile che, di fronte a una persona di tale pericolosità, un paese abbia commesso errori non solo procedurali, che hanno portato alla scarcerazione e al rimpatrio di una figura come Almasri. Vogliamo raccontarci - si chiede Paita - che basta un cavillo per scarcerare criminali pericolosi, che il ministro Nordio non ne sapesse nulla, e che è normale che Almasri sia stato fatto rientrare con un volo di stato? È necessario un chiarimento".
"La Presidente Meloni deve venire in Aula a spiegare al paese perché Almasri, capo della polizia giudiziaria libica e del centro detenzione di Mitiga, accusato di crimini contro l'umanità, perseguito dalla Corte penale internazionale, sia stato liberato dopo l'arresto in Italia e riportato in Libia con un aereo di Stato. Meloni deve assumersi la responsabilità perché è stata una decisione politica, deve spiegare perchè non c'è stata alcuna interlocuzione con il Tribunale dell'Aja e non si è rispettato un accordo internazionale". ha detto da parte sua Chiara Braga, capogruppo Pd alla camera dei Deputati, intervenendo oggi a Rainews 24.
Il portavoce di Refugees in Lybia: 'Almasri era a capo del lager'
"Dico sempre a me stesso di non ricordarmi cosa ho visto a Mitiga, gli uomini venivano bruciati con la tortura, gli veniva fatto l'elettroshock, venivano picchiati con le armi. E poi molti erano costretti a combattere. Tra il 2019 e il 2020 ho visto anche bambini che erano lì di passaggio, essere costretti a combattere nella guerra civile libica. Almasri me lo ricordo bene, era il capo, lui stesso era un torturatore, era lui a dare gli ordini di uccidere, di sparare e di ridurre in schiavitù. Il suo ruolo evidente, era il capo a Mitiga, ma anche al lager di Jadeda e in altre strutture".
È quanto riporta Fanpage.it in un'intervista a David Yambio, portavoce di Refugees in Libya, in merito alle presunte atrocità commesse da Almasri nel lager di Mitiga.
"È stato nostro dovere raccogliere qui in Europa tutte le prove contro un trafficante di essere umani", aggiunge Yambio, che in merito alla scarcerazione di Almasri aggiunge: "Cosa devo pensare di un governo che afferma di combattere i trafficanti di esseri umani e poi stringe la mano ha l'architetto del traffico di esseri umani? Come si conciliano le parole della Costituzione italiana con le azioni dei suoi leader? Può davvero il governo italiano affermare di difendere la legge e l'ordine quando difende così volentieri un criminale di guerra?".
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