Home SignIn/Join Blogs Forums Market Messages Contact Us

Caso Benetton, lo scatto di Oliviero Toscani: “Luciano un galantuomo, troppo generoso e non tutti se lo meritano”

7 mesi fa 2
ARTICLE AD BOX

«Un galantuomo». Così il fotografo Oliviero Toscani, 82 anni, ritrae l’amico di una vita Luciano Benetton con cui per due volte ha ridisegnato l’immagine dell’azienda di abbigliamento trevigiana.
Cosa pensa della sua uscita di scena?
«Mi spiace tantissimo, Luciano è una delle persone più intelligenti che abbia conosciuto. E una gran brava persona».
Come si spiega il buco da 100 milioni in Benetton?
«Luciano dà fiducia alle persone con cui lavora, e non tutti se la meritano. È un uomo troppo generoso, davvero troppo».
Ma è sempre stato così o lo è diventato col tempo?
«Non ha mai fatto il padrone. Lascia fare. Io lo chiamo Lorenzo il Magnifico».
Da quanto tempo sapeva del buco secondo lei?
«Non è la prima volta che si stufa di come viene gestita l’azienda. Nel 2013 lasciò per poi riprovarci. Io gli ho sempre detto che era attorniato da teste di c... Anche io ho avuto grandi scontri nell’azienda».
Lei cosa faceva?
«Reinventavo comunicazione e pubblicità, nel mentre vivevo con lui a Treviso, mangiavo e dormivo a casa sua. Lavoravamo come due studenti, tutte le sere era Natale, ci invitavano dappertutto. Ne abbiamo fatte di tutti i colori, da cui il motto “United colors of Benetton”. Ci siamo conosciuti grazie a Elio Fioricci e ancora siamo grandi amici».
La seconda volta se n’è andato dopo il crollo del Ponte Morandi?
«Sì, e non sopporto che il loro manager Gianni Mion abbia detto di sapere tutto e di aver taciuto pur di non perdere il posto. Troppe persone si sono approfittate della situazione. Questo Renon non l’ho mai incrociato, ma altri prima di lui purtroppo sì».
E i fratelli e i figli?
«Gilberto è stato quello che lo ha trascinato nelle Autostrade, mentre Luciano era contrario. Nessuno in famiglia ha la sua testa. Tutti seguivano lui. I figli da soli al massimo aprivano un garage».
La Benetton ha futuro?
«L’azienda di abbigliamento no, ma la famiglia ha tanti altri investimenti. I maglioni non vanno perché i manager sono incapaci. Anche ai miei tempi il nemico, e pure di Luciano, era l’azienda. Ogni tanto mi chiamava qualcuno e mi processava perché facevo le foto ai malati di Aids anziché alle top model. Un giorno mi dissero “ma insomma, i ragazzi neri...”. Poi neanche io ero sicurissimo, ma Luciano mi disse: sentiti libero, perché se no qui ti diranno sempre che i neri sono troppo neri e le bionde troppo bionde».
Poi ci avete riprovato?
«Quando mi ha richiamato avevamo tutto il management contro. Lui era il proprietario, ma non riusciva a influire. Almeno si andava a mangiare fuori, anche se mia moglie diceva che Luciano mi aveva fatto diventare un bidone».
Oggi che campagna farebbe?
«Non inizierei neanche senza di lui. E comunque farei il contrario degli uffici marketing e comunicazione. Ma la verità è che il mio consiglio sarebbe uno solo: basta, lasciamo stare».

Leggi tutto l articolo