Originario di Chicago e missionario in Perù, appassionato tennista e amante della lettura. Il neo-Papa Robert Francis Prevost rappresenta la sintesi tra il Nord e il Sud del continente, attenzione verso gli emarginati e nessun timore di criticare il potere, come è accaduto appena tre mesi fa con il vicepresidente Usa, JD Vance, sulle politiche anti-migranti. Bergogliano moderato Leone XIV potrà essere il nuovo collante di una Chiesa sempre più in cerca di unità che vuole costruire ponti per la pace, perseguire il dialogo e accogliere tutti.
Continuità ma senza gli strappi che Papa Francesco portò fin dal primo giorno in Vaticano. Prima del conclave Prevost veniva definito dagli Usa come "il cardinale che può fare la storia". Oggi l'ha fatta affacciandosi dalla loggia del Palazzo Apostolico con gli occhi lucidi e la consapevolezza di avere una grande responsabilità sulle spalle, quella del 267° Papa della storia. Settant'anni il prossimo 14 settembre, la biografia di Prevost è un crocevia di culture: nato a Chicago da papà di origini italiane e francesi e mamma di origini spagnole. "I nonni erano tutti immigrati - ha raccontato -, sono cresciuto in una famiglia molto cattolica". Gran parte della sua vita l'ha trascorsa però lontano dagli Stati Uniti, nel solco della missione agostiniana.
Video Robert Francis Prevost, un papa missionario che unisce le Americhe
A 22 anni è entrato nel noviziato dell'Ordine di Sant'Agostino, nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, a Saint Louis. Nel 1981 ha emesso i voti solenni. Ha studiato presso la Catholic Theological Union di Chicago, diplomandosi in Teologia. All'età di 27 anni è stato inviato dall'Ordine a Roma per studiare diritto canonico presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino (l'Angelicum). Ha ricevuto l'ordinazione sacerdotale il 19 giugno 1982. Ha conseguito la licenza nel 1984, quindi è stato inviato a lavorare nella missione di Chulucanas, a Piura, in Perù, nella diocesi che oggi ha deciso di salutare in un piccolo inciso in spagnolo. Un tributo alla sua formazione. Torna definitivamente a Chicago solo nel 1999 prima di essere inviato di nuovo in Perù da papa Francesco, nel 2014, come amministratore apostolico della Diocesi di Chiclayo.
Contemporaneamente viene nominato vescovo titolare della Diocesi di Sufar. Il 15 aprile 2020 il Papa lo ha nominato amministratore apostolico della diocesi di Callao. Dal 30 gennaio 2023 è prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l'America Latina. "Mi sento sempre missionario", il mantra di Prevost nelle sue interviste. L'ultima risale a qualche settimana fa, alla morte di Papa Francesco. "Ho sempre avuto l'impressione di un uomo che voleva vivere autenticamente, con coerenza, il Vangelo", aveva ricordato commosso l'allora cardinale ricordando l'incontro con il suo predecessore in Argentina. Chi lo conosce parla di un gran rovescio per un discreto tennista. "Mi considero un giocatore dilettante", aveva minimizzato parlando con i giornalisti. Nominato prefetto ironizzava sul fatto di avere poco tempo per fare due scambi. Da oggi il tempo probabilmente sarà sempre meno e, forse, Leone XIV potrebbe decidere di ripiegare sulle "passioni" meno impegnative, come la lettura o le passeggiate all'aria aperta con gli amici. "Avere la capacità di sviluppare amicizie autentiche nella vita è bellissimo - le sue parole -. E penso che questo sia uno dei doni più meravigliosi, l'amicizia, che Dio ci ha dato".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA