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Chiara Petrolini e i neonati sepolti, la psicologa: «Raptus? No, era lucida. Anomalie nello sviluppo affettivo e relazionale»

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Due gravidanze inosservate. Il dramma si svela, non il mistero che ha spinto la giovane Chiara Petrolini a partorire e uccidere i figli. Maria Beatrice Toro, psicologa e psicoterapeuta, centellina i giudizi, riflette.

Professoressa, cosa la colpisce?
«Il quadro di alterazione complessiva del nucleo in cui vive la ragazza. Fa pensare a un ambiente privo di relazioni sane. Nessuno si è accorto di un sintomo, una nausea, un giramento di testa, un accenno di pancia? C'è una scarsa attenzione affettuosa, amorosa. E non mi riferisco per forza alla famiglia, ma al fidanzato, l'amica del cuore. Chiara sembra una ragazza invisibile, in una bolla di disattenzione assoluta».

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Di certo va scavato anche il suo profilo psicologico.
«In questi casi tendiamo a parlare di "mostro, crudele, folle". Tutto quel che sta emergendo mostra una capacità di programmare che, per quanto alterata ha fatto ragionamenti e agito, cercando su internet. Vorremmo pensare a una persona scompensata, invece i suoi erano gesti pensati. La cosa più angosciante. Qui non c'è forbice, antitesi tra normalità e follia».

E questo ci spiazza.
«La giovane ha mantenuto un adattamento sociale, questo ci scuote: una persona normale con un certo grado di razionalità che fa gesti estremamente perturbanti, inimmaginabili. Difficilissimo comprendere perché. Possiamo ipotizzare qualcosa di fortemente anomalo nello sviluppo affettivo e relazionale. Ma non parliamo di follia, ma di valutazioni incomprensibili per noi. Sicuramente ha fatto qualunque cosa per rendersi invisibile».

E ci è riuscita.
«Non dico che è colpa degli altri, ma chissà quante persone si sono voltate dall'altra parte. Clamoroso anche solo il non accorgersene. La pancia non si vedeva se non la volevi vedere, lei per prima non la voleva vedere. Ma non è malata, capiva cosa stava facendo, l'ha progettato».

Ha detto di aver seppellito i neonati apposta vicino a lei.
«Una tragica ambivalenza tra desiderio di contatto e negazione, come se ci fossero dentro lei dissociazione e colpa ma anche desiderio di controllo e bisogno di mantenere una vicinanza. Se erano insignificanti li avrebbe buttati nella spazzatura. Non è un fatto affettivo, solo esigenza di mantenere in modo distorto contatto e controllo».

Dopo ogni parto è uscita, partita come se niente fosse.
«Dimostra l'incredibile capacità di adattamento della personalità interiore, camaleontica, in grado di dissociarsi, mettere in un angolo, negare. Indossare una maschera. C'è qualcosa di profondo che non possiamo cogliere. I professionisti dovranno lavorare tanto per entrare in contatto con Chiara. Sentiamo il sapore della distorsione, della patologia, ma non della follia».

Che idea si è fatta di Chiara?
«Di una persona che non sa chiedere aiuto, non sa uscire da sè e dai suoi demoni. Il gesto ripetuto non voglio dire seriale è significativo. Non ha minimamente elaborato la prima esperienza, non si è data l'opportunità per capirsi. Non credo ai raptus ma a distorsioni di situazioni che si creano nel tempo in un ambiente dove ognuno vive la sua vita. Le ha permesso di nascondere due gravidanze a termine. In una solitudine mascherata da adattamento».

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